Rubriche

L'ultima testimonianza pubblica di Liliana Segre: 'Non ho mai perdonato'

Standing ovation per la senatrice a vita alla Cittadella della Pace di Rondine, Arezzo

Redazione Ansa

"Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato" la Shoah, e mentre ero ad Auschwitz "per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace". Così Liliana Segre, 90 anni, ha ricordato gli orrori dell'Olocausto nella sua ultima testimonianza pubblica alla Cittadella della pace di Rondine, vicino ad Arezzo, nella quale vivono molti studenti provenienti da paesi diversi e talvolta in guerra tra loro, ai quali ha simbolicamente passato il testimone. "La Costituzione è stata scritta avendo davanti agli occhi le tragiche vicende che hanno coinvolto anche Liliana Segre da ragazza, ed è stata approvata con la ferma determinazione di non permettere che i mostri del totalitarismo che avevano devastato l'Europa potessero ancora avvelenare l'Italia, il nostro continente", ha scritto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio, letto dalla stessa Segre, agli studenti di Rondine ai quali il Capo della Stato ha regalato una copia anastatica della prima edizione della Costituzione. "Mai più privazione della libertà, guerre di aggressione, mai più negazione dei diritti umani, mai più razzismo, odio, intolleranza. questa era la comune volontà dei padri costituenti. Merito loro se la nostra Repubblica è fondata su principi di grande valore: democrazia, libertà, uguaglianza, centralità della persona umana, pace e giustizia tra le nazioni", ha aggiunto. Un lungo applauso con standing ovation ha saluto l'arrivo e la conclusione della testimonianza della senatrice a vita, che ha parlato per circa un'ora, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dei presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati e il presidente della Cei Gualtiero Bassetti insieme ai ministri Luigi Di Maio, Luciana Lamorgese, Lucia Azzollina e Gaetano Manfredi.
Parlando delle leggi razziali Segre ha ricordato che "un giorno di settembre del 1938 sono diventata l''altra'. So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre 'la mia amica ebrea'. E da quel giorno, a otto anni, non sono più potuta andare a scuola. Mio papà e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa. Chiesi perché, mi risposero che ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste capisce che una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini". Appena arrivati nel lager, ha detto ancora, "mi venne tatuato un numero sul braccio, e dopo tanti anni si legge ancora bene, 75190". Per il premier Conte quella di Segre è "una testimonianza che ha la funzione di interrogare le coscienze, di sollecitarci a scacciare via l'indifferenza e anche le ambiguità. Io offro la garanzia mia personale e dell'intero governo che questa testimonianza non finisce oggi ma si manterrà viva". "Quella di oggi è stata l'ultima testimonianza pubblica di una donna straordinaria, che ha vissuto in prima persona gli anni più bui della storia mondiale. Segre è un simbolo per l'intero Paese", ha detto Di Maio. Per Fico "la testimonianza di Segre, è racchiusa senza dubbio nella nostra Costituzione", mentre Casellati ha osservato che Liliana Segre "ci ha insegnato che ricordare l'orrore è necessario, nessuna società può crescere senza la memoria degli errori del passato". Lamorgese ha sottolineato che "oggi Liliana Segre ha insegnato la vita". "Siamo riconoscenti alla senatrice Segre, porteremo al mondo il suo messaggio, lo faremo con le scuole", ha detto Azzolina. La lezione di Segre, ha osservato Manfredi, "sottolinea quanto il valore della testimonianza sia determinante per costruire un futuro migliore".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it