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L'eredità di Fellini 25 anni dopo

Sogno e grottesco ispirano tanti, da Sorrentino a Von Trier

Redazione Ansa

25 anni senza Federico Fellini: se ne va il 31 ottobre del 1993 e il mondo si accorge di un vuoto che non riguarda solo la storia del cinema, ma un'idea dell'arte che rimanda ai geni multiformi della creazione come Picasso, Warhol, fino a Bergman. Il fatto è che lo stile, il "fantarealismo" felliniano non è tanto un modo di rappresentazione del cinema quanto una visione del mondo. La sua è un'eredità diffusa: la sua presa sul cinema internazionale è tanto forte da aver spinto un'intera generazione di registi americani a specchiarsi a farne un'icona e un modello più o meno dichiarato. Da Paul Mazursky a Martin Scorsese, da Vincent Minnelli a Woody Allen, Rob Marshall, Bob Fosse, Francois Truffaut, Peter Greenaway, Lars von Trier. E in Italia? Tra i molti Giuseppe Tornatore, Matteo Garrone e Paolo Sorrentino. Ettore Scola ha reso il più bello degli omaggi ("Che strano chiamarsi Federico", 2013), proprio per affermare che con la sua morte era calato un sipario dal quale oggi filtrano solo pallidi luccichii.
   

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