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Il primo messaggio di Meghan a corte, 'sono femminista'

Dopo la festa la sfida della nuova coppia è ritagliarsi un ruolo

Redazione Ansa

- La sbornia della festa non è ancora passata, fra gli invitati come nei titoli cubitali della stampa inglese. Ma per il principe Harry e Meghan Markle è già tempo di affrontare la sfida dei primi impegni ufficiali di corte nella nuova veste di marito e moglie. Di ritagliarsi un ruolo pubblico visibile, oltre l'immagine da coppia 'moderna', sinceramente innamorata e dall'inedito background interraziale che ammiratori, commentatori e corifei continuano a esaltare.
    L'ormai ex attrice americana di padre bianco e madre nera, fattasi britannica e divenuta duchessa di Sussex sull'onda del matrimonio col secondogenito di Carlo e Diana celebrato  in mondovisione dal castello di Windsor, sembra intenzionata a mettere le cose in chiaro immediatamente. "Sono fiera di essere femminista", ha rivendicato nel primo messaggio da principessa reale, inserendo questa citazione da un intervento a un forum dell'Onu del 2015 nel suo profilo fresco di pubblicazione sul sito www.royal.uk: con riferimenti biografici insistiti alla sua attenzione al sociale e ai diritti delle donne.
    L'obiettivo - a partire dall'appuntamento d'esordio, in agenda già martedì 22 con un'iniziativa benefica in onore del prossimo 70esimo compleanno del principe Carlo - potrebbe essere quello di sfruttare subito l'onda positiva di simpatia celebrativa di questo momento per farsi spazio nella veste di voce liberal e 'impegnata' della Royal Family. Per ora Meghan può contare, assieme a Harry, su una luna di miele con i media testimoniata oggi da prime pagine entusiastiche fino all'iperbole. C'è chi titola sul "potere dell'amore", chi racconta le prime nozze dinastiche dal sapore multietnico addirittura come un passaggio epocale verso "cambiamenti storici per la monarchia". Persino il progressista ed elitario Guardian si lascia estasiare dall'idea che, in fondo, la platea globale abbia assistito soltanto al coronamento della "storia normale di due innamorati". Che, se fosse vero, sarebbe già in sé una piccola rivoluzione.
    La spontaneità e il clima rilassato dell'evento - almeno per gli standard di casa Windsor - hanno trovato in effetti conferma, dopo il rito religioso segnato dal sermone stile Harlem del vescovo episcopale afroamericano Michael Curry, pure nel ricevimento meno formale offerto in serata dal principe Carlo a Londra: fra hamburger, zucchero filato, alcol a gogò, Elton John di nuovo al piano, ballo nazionalpopolare degli sposi al suono di 'I Wanna Dance With Somebody' della compianta Whitney Houston, richiami parodistici al film 'Harry ti presento Sally' (ribattezzato 'Harry ti presento Meghan', 'When Harry met Meghan' parafrasando il titolo originale in inglese).
    Ma la celebrazione ossequiosa della "bella coppia" e delle loro "differenze" potrebbe non durare. Qualche segnale meno positivo non è del resto mancato nel passato recente. Da destra, sui tabloid più beceri del Regno sono vecchie di pochi mesi, se non meno, le notazioni maliziose su di lei e sulla sua litigiosa famiglia d'origine che hanno indotto gli stessi Meghan e Harry a denunciare pubblicamente sospetti di razzismo. Mentre a sinistra c'è chi - soprattutto fra coloro, e non sono pochi, devono arrabattarsi sull'isola per tirare a campare - ha voltato la testa dall'altro lato di fronte all'ennesimo Royal Wedding, malgrado la buona popolarità della monarchia. Come confermano i dati sull'audience: significativi con 18 milioni di britannici (e 20 milioni di americani) incollati alle dirette tv, ma in fin dei conti inferiori ai picchi raggiunti nel 2011 in occasione della favola più tradizionale di William e Kate.
   

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