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Da Gucci una sfilata di soli gemelli

Show alla Milano Fashion Week

Redazione Ansa

C'era una casa con due sorelle gemelle, che si vestivano uguali, che avevano figli che chiamavano mamma entrambe, senza differenze. Qui è cresciuto Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che dedica lo show per la prossima estate alle sue due 'mamme', che hanno fatto girare la testa a maestre e conoscenti, e per rappresentare il tema del doppio, dell'altro da sé, porta in scena - magnifico coup de theatre - 68 coppie di gemelli, 50 di ragazze, 18 di maschi.     Come il doppio che è dentro di noi si svela solo in certe occasioni - e per Michele è meglio che lo faccia sul lettino dell'analista che negli incubi notturni - i gemelli si rivelano al pubblico solo a fine sfilata. All'ingresso gli invitati sono smistati in due sale diverse, divise da un pannello che è una moltiplicazione di ritratti di volti in bianco e nero, ma poi verso la fine dello show il sipario si alza, svelando l'altra metà dello spazio, dove sfilano modelli assolutamente identici, tanto negli abiti quanto nel fisico. Appena il tempo di capire che l'assolutamente identico tale è solo in apparenza, che le coppie di gemelli escono tenendosi per mano, per una lunghissima e commovente uscita finale.     "Alla fine ho pianto e non lo faccio quasi mai - confessa il direttore creativo - forse perché ora fare delle cose è più intenso di prima e cercare di farlo in maniera significativa richiede molta passione. Con la politica che è un disastro, la guerra, il cambiamento climatico c'è chi mi chiede perché lo faccio, ma penso che l'unica arma che abbiamo è spingere per immaginare altro, e non si tratta di vestiti o borse, ma di esseri umani". Non a caso "essere doppio è potente, quando siamo in due siamo più forti" dice Michele, per il quale "abbiamo bisogno di dare la mano all'altro", come fanno i modelli in passerella.     Trovare 68 coppie di omozigoti con le caratteristiche giuste ha richiesto mesi di lavoro, ma "i vestiti - chiosa Alessandro - sembravano più potenti in due". Parlare di gemelli, come lo erano le sue mamme, "è stato un lavoro personale e universale, una riflessione sull'alterità, sull'altro che vive dentro e fuori di noi, sulla relazione che c'è tra le due cose". La moda che diventa "rappresentazione dell'io", un lavoro "tecnicamente molto complicato ed emotivamente anche di più" ammette Michele.     "Cerco di restituire l'umano che cerchiamo di strappare ai vestiti - dice - negli ultimi anni non ci accontentiamo di vestiti, che sono oggetti per raccontare un pezzo di storia, ma siamo in cerca dell'altro, di ciò che non si vede".     Il nostro doppio, come è evidente dalla prima uscita, con un modello con il classico completo grigio maschile ma aperto sulla coscia, con una fenditura che ricorda la foggia di un reggicalze. Ed è il reggicalzino maschile portato dalle ragazze a fargli da contraltare. E' ancora un doppio quello tra la giocosità delle borse e dei ricami Gremlins, gli animaletti del film che si moltiplicano con l'acqua e di notte diventano cattivissimi, e l'impegnato invito lanciato dalla scritta 'Fuori!' sui giubbini di paillettes. E' un incontro imprevisto come quello tra le parole della filastrocca delle sorelle Mary-Kate e Ashley Olsen, letta da Marianne Faithfull come un testo di Shakespeare. Un oscillare tra abiti dalla foggia orientale e camicie con stampa di oggetti da ferramenta, tra gioielli da viso e borse borghesi, fantasie floreali e maculati pop, citazioni anni'80 ed echi '90, abiti a balze e giacche di pelle.     E' un potente invito alla libertà, soprattutto in un momento come questo in cui "la miccia della bomba sembra già accesa" dice Michele citando l'immagine impressa sulla sua T-shirt. Un riferimento al voto imminente? "Le elezioni sono l'ultimo sipario delle libertà sottratte negli ultimi anni" risponde il direttore creativo di Gucci, consapevole che la sua Twinsburg, la città immaginaria che dà il titolo allo show di oggi, "siamo tutti noi. C'è un grande racconto sull'altro ma non so - conclude - se lo prendiamo per mano per davvero"

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