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'Non solo kimono', oggi il giapponismo è pop

Libro Dimitrio, 'il Giappone ha rivoluzionato la moda italiana'

Redazione Ansa

 "Nonostante ancora oggi l'abbigliamento giapponese venga identificato perlopiù con il kimono, in realtà non è stato solo il kimono a influenzare la moda italiana. Infatti anche la moda giapponese contemporanea - sia quella prodotta dai fashion designer d'avanguardia, sia quella proposta dalle subculture giovanili - è stata ed è tuttora fonte di ispirazione per le case di moda italiane". Lo scrive Laura Dimitrio in 'Non solo Kimono - Come il Giappone ha rivoluzionato la moda italiana', volume edito da Skira, che verrà presentato martedì 12 aprile al Superstudio Più/Atelier Flavio Lucchini Art di Milano. Quando si considera l'abbigliamento giapponese, il pensiero - considera la docente e studiosa di storia della moda - corre subito al kimono, che ha riscosso uno straordinario successo in Europa e in Italia fin dal tardo Ottocento. Da allora il suo taglio e i suoi motivi decorativi - spiega il bel volume - sono diventati fonte di ispirazione per gli stilisti, desiderosi di proporre abiti con forme e decorazioni sconosciute alla tradizione sartoriale occidentale. Ma il kimono non è stato l'unico aspetto della moda nipponica a rivoluzionare lo stile italiano. A partire dagli anni Settanta, i fashion designer giapponesi d'avanguardia (Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo) con i loro abiti asimmetrici hanno sovvertito i tradizionali canoni estetici e sono diventati un punto di riferimento anche in Italia per i creatori di moda più anticonformisti. Tra la fine del Novecento e l'inizio del nuovo millennio, poi, si sono diffuse in Italia le subculture giapponesi, dalla moda kawaii ai cosplayers fino alle Lolita. Questo 'pop-giapponismo' è una fase dell'interesse per le influenze orientali che "si distingue dalle due precedenti per il coinvolgimento dei giovani, che si accostano alla cultura nipponica con una naturalezza ignota alle generazioni passate e per il fatto che si basa sulla "Japanese contemporary pop culture", che comprende i manga, gli anime e i videogames, ma anche il cibo, dal sushi al sashimi". Il volume dimostra tutto ciò con un ricco apparato iconografico: immagini tratte da riviste di moda, fotografie e bozzetti provenienti dagli archivi dei musei e dei brand. A suggello, una prefazione firmata da Akiko Fukai, direttrice e Curator Emeritus del Kyoto Costume Institute, massima esperta del giapponismo nella moda. (ANSA).
   

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