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Al via le sfilate a New York, fashion week virtuale e inclusiva

La stilista di Jill Biden guarda all'antica Roma. Sostenibilità e impegno temi forti

Redazione Ansa

 Fashion Week a New York, un anno dopo: a 12 mesi dall'ultima settimana della moda dal vivo, il carrozzone delle sfilate riparte nella Grande Mela dal 14 al 17 febbraio in formato quasi esclusivamente virtuale. Il sistema si è adattato alla vita in lockdown, ma continua a sperare in un giorno in cui sarà possibile tornare a vestirsi come prima della pandemia.
    Per la nuova collezione autunno inverno 2021-22 Alexandra O'Neill, la stilista di Markarian che ha vestito Jill Biden per l'Inauguration Day, si è ispirata, oltre che alla Cina, all'antica Roma: tuniche drappeggiate, velluti, broccati, oro, una strizzata d'occhio a Bacco dio del vino, tutto però all'insegna della comodità di abiti che possono essere indossati in casa come fuori. La O'Neill, che ha studiato mitologia e arte classica al college, è diventata famosa in tutto al mondo il 20 gennaio: dopo aver vestito la nuova First Lady, il suo seguito sui social è raddoppiato da un giorno all'altro e il traffico del brand sulla piattaforma Moda Operandi ha registrato un aumento del 570 per cento.
    Mancando la consueta cornice di Fashion Week, la settimana newyorchese si è allo stesso tempo ristretta e dilatata e molti grossi nomi come Ralph Lauren, Marc Jacobs e Tory Burch sono usciti dal gioco. Tom Ford, il presidente del Council of Fashion Designers of America, ha creato un "American Collections Calendar" che raggruppa firme "a stelle e strisce" in programma anche al di fuori dalle date tradizionali di metà febbraio: Christian Siriano, LaQuan Smith, Prabal Gurung, Coach 1941 Oscar de la Renta e Michael Kors sono scaglionati tra fine mese e metà aprile. Ford intanto chiuderà le danze mercoledì 17 per poi passare l'indomani all'Harlem's Fashion Row Summit con un discorso sul tema sempre più attuale di una moda all'insegna dell'inclusione. Altri temi cominciano ad emergere: sostenibilità, comodità, gender fluid, impegno sociale. Jason Wu, uno dei pochissimi stilisti Usa a sfidare la pandemia con uno show per pochi intimi in un negozio sfitto di Noho trasformato per una sera in mercato dell'ortofrutta, ha mandato in passerella capi "indossabili subito" e un look "preppy" ispirato a come ci si veste in Connecticut, lo stato dove lo stilista ha passato gran parte dei mesi della pandemia.
    Impegno sociale per Imitation of Christ, il brand di Tara Subkoff imperniato sulla "resurrezione" di capi usati: la stilista recentemente sopravvissuta al Covid ha presentato abiti per uomini e donne decorati di frange e perline. Tutta la collezione è andata in vendita in tempo reale sulla piattaforma dell'usato di marca "The Real Real" con metà degli incassi devoluti alla organizzazione di Greta Thunberg Fridays for Future. 

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