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Come rendere la moda più sostenibile? Da One Ocean Foundation guida alla sostenibilità

35% microplastiche nell'oceano proviene da tessuti sintetici

Redazione Ansa

 Genera un fatturato annuo globale di oltre 2,5 trilioni di dollari, impiega più di 300 milioni di persone nel mondo ed è una delle più inquinanti industrie manifatturiere: la moda. Come renderla più sostenibile? One Ocean Foundation (OOF), iniziativa italiana per la salvaguardia dell'oceano, cerca di rispondere con le 7 linee guida di Business for Ocean Sustainability - The Fashion Industry, un'indagine realizzata in collaborazione con SDA Bocconi Sustainability Lab e il patrocinio della Camera della Moda.
Secondo un'analisi di OOF, i solventi e i coloranti impiegati nel lavaggio e nella produzione dei capi causano circa il 20-25% dell'inquinamento delle acque industriali, il 35% delle microplastiche nell'oceano proviene da tessuti sintetici e sono all'incirca 1400 trilioni le microfibre che inondano i nostri mari. Responsabile dal 4% al 10% delle emissioni globali di CO2 - di cui il 30% viene assorbito dagli oceani - l'industria della moda supera l'impronta di carbonio dei voli internazionali e del trasporto marittimo. E, negli anni a venire, si prevede un incremento di oltre il 63% del consumo di abbigliamento: da 62 milioni di tonnellate nel 2019 fino a 102 milioni di tonnellate nel 2030.
Lo studio di OOF, condotto attraverso un'analisi dei report di sostenibilità di 28 aziende del fashion, suggerisce di abbandonare la convinzione che l'impatto del settore sia circoscritto alla sola fase produttiva e considerare invece tutte le fasi della value chain, dalle materie prime allo smaltimento.
Ad attraversare queste fasi, 7 linee guida: fare ricorso a una pianificazione strategica e definire obiettivi concreti; adottare pratiche sostenibili in fase di produzione delle materie prime; ripensare gli imballaggi; migliorare la filiera logistica; sensibilizzare i clienti a comportamenti di consumo sostenibili; svolgere ricerca e sviluppo in ogni fase della value chain; garantire trasparenza e tracciabilità, adottare certificazioni per rafforzare il proprio impegno.
Best practice che alcuni brand hanno già iniziato ad adottare. Tra i casi più virtuosi Patagonia con materiali come NetPlus, ricavato dalle reti di pesca dismesse; Asos con la collezione ispirata ai principi dell'economia circolare e Benetton con la guida che spiega come far durare più a lungo i propri capi.

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