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Zegna, con la pandemia reset del guardaroba maschile

Per Sartori 'uomini non vorranno più essere costretti'

Redazione Ansa

"Non è questione di se, ma di quando" dice Alessandro Sartori, direttore artistico di Zegna, per raccontare come la pandemia che ha stravolto le nostre abitudini abbia dato il via a un cambiamento radicale del guardaroba maschile che, inevitabilmente, non sarà più come prima, nemmeno quando torneremo a girare senza mascherina. "Alcune cose sarebbero successe in 10 anni, ci siamo arrivati ora" riflette il designer, spiegando che questo momento storico "è uno step che ti proietta in un'altra dimensione". Ormai abituati a fare meeting da casa, "gli uomini non vorranno più essere costretti, cosa che succede già adesso".
La rivoluzione forzata dei ritmi è arrivata negli armadi, dando vita a un totale reset, parola chiave della collezione Zegna per il prossimo inverno, che ha aperto la breve edizione di sfilate (solo online) milanesi dedicate alla moda maschile. Lo stesso Sartori, di fronte al suo guardaroba, si è accorto, come tanti, che quello che offriva non era più adatto alle esigenze di oggi: "ho un sacco di camicie classiche e non so che farmene, invece - racconta - mi sono accorto di non avere abbastanza maglieria". Dalla consapevolezza che, dopo la pandemia, "non tornerà il tailoring di prima", è nata la necessità di "reinventare qualcosa di più utile al domani". E lui lo ha fatto puntando tutto sul tessuto, un jersey di puro cashmere infeltrito e reso elastico che, proposto in diversi pesi, dà vita a short jacket, pantaloni stile jogging, giacche a 2 bottoni, tutti fluidi e morbidi, senza interni, spalline, cuciture ingombranti. Un guardaroba modulare che mette al centro la maglieria e si declina anche in taglie piccole, pensate per essere indossate da lei, come avviene nel video di lancio della collezione, girato tra i grattacieli di Assago e l'università Bocconi, tra interno ed esterno, a rappresentare l'anima della collezione, che trasporta lo sportivo nel formale. Ed ecco le giacche da lavoro in cashmere annodate come accappatoi, le maglie indossate al posto delle camicie, le pantofole in jersey con la suola delle sneakers, i pull di pelle da mettere come giacconi, i blazer con collo a scialle, i capispalla tagliati a kimono, i completi confortevoli come un pigiama. Uno sguardo al futuro, come quello di Gildo Zegna: "abbiamo finito l'anno meglio di come pensavamo, riuscendo a difendere il miliardo di fatturato, che era il mio obiettivo, e - dice l'ad del gruppo - siamo pronti al riscatto, che sicuramente arriverà nel 2022. Il nostro motto per il 2021 è che non sarà peggio del 2020. Intanto affrontiamo un cambio di 'business model' epocale di cui Alessandro è un antesignano. Vestiremo stile Silicon Valley, con lui come lei e il dentro come il fuori, ma intanto partiamo con la serenità di essere sopravvissuti, anche grazie al nostro essere specialisti nel tessile di alto livello, che è un modo di proteggere il made in Italy". Zegna è convinto che "grazie alla crisi di Londra, Milano diventerà un epicentro economico sempre più importante, come italiani vediamo sempre le cose in modo negativo, ma c'è gente che sta peggio di noi. Abbiamo la capacità e le risorse - conclude - per venirne fuori".
   

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