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Al Met apre la mostra sulla moda senza tempo

"About Time" preceduta da polemiche su #FashionSoWhite

Redazione Ansa

Preceduta da polemiche all'insegna del #FashionSoWhite, l'attesa mostra del Costume Institute del Metropolitan rinviata per la pandemia apre finalmente i battenti: "About Time" racconta in 120 capi un secolo e mezzo di moda - dal 1870 a oggi - per celebrare i 150 anni dalla fondazione de museo.
Usando il concetto della "durée" (durata) di Henri Bergson, la rassegna si snoda attorno a due giganteschi orologi esplorando come gli abiti generino associazioni temporali che raccolgono al loro interno passato, presente e futuro. Virginia Woolf e' la voce narrante che accompagna la visita - il pubblico potra' accedere dal 29 ottobre al sette febbraio - con citazioni sulla natura del tempo lette da Nicole Kidman, Julianne Moore e Meryl Streep, le interpreti del film "The Hours" tratto dalla novella con lo stesso titolo del Premio Pulitzer Michael Cunningham. Il quale a sua volta e' stato coinvolto nel progetto con un nuovo racconto, "Out of Time", scritto per il catalogo e basato su due capolavori della scrittrice di Bloomsbury: "Mrs. Dalloway" e "Orlando".
Sponsorizzata da Louis Vuitton e curata da Andrew Bolton, la mostra doveva aprire a maggio, preceduta dal consueto tappeto rosso per divi e vip: "La pausa imposta dalla pandemia ci ha fatto riflettere su dove siamo e dove andiamo", ha detto lo stilista di Vuitton, Nicolas Ghesquière, uno dei "padrini" del gala mancato, che tre anni fa ha realizzato uno dei capi della "sincronia": una giacca ricamata "à la française" indossata con sneaker e short atletici e abbinata alla giacca da cavallo di Morin Blossier del 1902 creata per la regina Alexandra, moglie di re Edoardo Settimo.
Con poche eccezioni i capi vengono dalle collezioni del Met e quasi tutti sono in bianco o nero, un contrasto cromatico che accentua simbolicamente le polemiche che hanno preceduto l'apertura della mostra. "L'incredibile bianchezza delle collezioni di moda dei musei", aveva titolato un mese fa il "New York Times" il primo di una serie di affondi sul razzismo intrinseco nel mondo della moda, culminato lo scorso fine settimana in un attacco agli standard di bellezza "bianchi ed eurocentrici" che per decenni hanno ispirato la visione di Anna Wintour, la "madrina" del Constume Institute, al timone di "Vogue".
Le proteste Black Lives Matter della scorsa primavera hanno indotto a un cambiamento di rotta. "Vogue" e' uscito con un numero di settembre intitolato "Hope" le cui 316 pagine sono frutto del lavoro di artisti, modelle e fotografi in maggioranza afroamericani. E anche Bolton ha modificato la "timeline" della mostra del Met: nella pausa imposta dalla pandemia, il curatore si e' accorto accorto che c'erano pochi stilisti di colore rappresentati: "Soltanto 16 su 120". Un numero salito a 21 nella nuova versione che include un tubino nero di Virgil Abloh con la scritta verticale "Little Black Dress", abbinato al classico 'little black dress' di Coco Chanel.

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