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Le uniformi di Miuccia Prada e Raf Simons

Prima collezione da co-direttori creativi sfila online

Redazione Ansa

Un dialogo tra uomo e macchina, ma soprattutto tra due creativi convinti che "più si è connessi alla realtà tanto più il proprio lavoro ha un senso". E' la prima sfilata Prada firmata da Miuccia Prada e Raf Simons. La loro co-direzione creativa era stata annunciata lo scorso febbraio, proprio mentre in Italia stava scoppiando la pandemia da covid, e proprio a causa dell'emergenza sanitaria il debutto della prima collezione pensata insieme è avvenuto online, con un filmato di cui non sono stati protagonisti solo gli abiti, ma anche lampadari tecnologici, monitor e telecamere che sembravano danzare intorno alle modelle, nessuna delle quali aveva mai calcato prima una passerella. Se la loro prima collezione è frutto di una conversazione creativa, non poteva che essere un dialogo a chiudere lo show, la cui parte fisica è stata ideata da OMA/AMO. Subito dopo la sfilata, infatti, i due designer si sono prestati a rispondere alle domande degli appassionati di tutto il mondo, inviate nei giorni scorsi al sito di Prada. Ed è stata Miuccia Prada a raccontare che "durante il lockdown ho riflettuto sulla relazione che abbiamo con le macchine e ho realizzato quanto sia importante la tecnologia come estensione di noi stessi". Da sempre convinta che il valore del lavoro di un designer si misuri dal suo livello di connessione con la realtà, la stilista ha spiegato che non si può chiedere a un creativo di fare la rivoluzione, perché il suo lavoro è "reagire alla realtà".
E in questo momento, forse - ha ipotizzato - anche a causa del covid, "ognuno esprime i profondi convincimenti del brand". Sembra paradossale che a rimarcarli ora non sia più lei da sola, ma l'apporto di Raf Simons sembra andare a rafforzare quell'ineffabile 'Pradaness' che è l'essenza del marchio. Forse perché "quando sei supportato nelle tue idee da qualcuno che stimi ti senti più forte", è l'ipotesi della creativa, ma il risultato di questa prima collaborazione è quanto mai evidentemente Prada. A unire i due, non a caso, c'è la grande passione per il concetto di uniforme, leit motiv di questa collezione. "L'uniforme è lo strumento per sentirsi bene - è il convincimento di Simons - una base senza tempo che ci permette di esprimerci. Come si veste Miuccia è un'uniforme, e mi ha ispirato per lo show". "Io vado da un'uniforme a un'altra - ha chiosato lei - oggi è gonna a pieghe e maglione blu, ma non so quanto durerà, l'essenziale è che faccia sentire bene".
Ed eccola, la nuova uniforme Prada: semplice, ma solo apparentemente, con più livelli di significato. Una blusa senza maniche con il logo a triangolo come unico decoro, un pantalone diritto, un sandalo essenziale. Se componente necessaria dell'uniforme è la semplicità, c'è un nuovo capo, 'The Wrap', che non è né una stola né una giacca, ma un rettangolo di tessuto da stringere al corpo con le mani, che è la logica conseguenza di questa esplorazione dell'essenziale. A spezzare le superfici uniformi e la linearità degli abiti, le opere d'arte create da Peter de Potter, collaboratore di Raf Simons, che esplorano le idee di pensiero e di processo. Sono scritte, in varie lingue, che vengono talvolta sovrapposte alle stampe d'archivio di Prada, diventando l'emblema di mondi e discorsi estetici che si incontrano. Il concetto di uniforme si declina poi in modi diversi: il lupetto con logo e fenditure, portato da solo o con il pull con gli stessi motivi, insieme ai pantaloni o alla longuette; il tubino che segue il corpo e il trench accostato al petto dal gesto gentile delle mani; il giubbino sportivo e la gonna svasata negli stessi motivi grafici. Tutto riconoscibile a prima vista, come uniforme vuole.
   

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