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Upcycling, dagli scarti degli occhiali agli anelli

TRIuSo recupera le aste in acetato

Redazione Ansa

 L'economia circolare è, secondo la definizione della Ellen Mac Arthur Foundation,  “un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”. In questo momento storico, dopo decenni di sfruttamento delle materie prime che hanno prodotto, tra le altre conseguenze, gigantesche quantità di rifiuti non riciclabili, appare quanto mai necessario passare ad un sistema economico circolare, non più lineare, dove è primario minimizzare scarti e perdite, valorizzare il territorio e produrre beni di consumo con materie prime il più possibile sostenibili. In ambito moda e accessori, ma non solo, sono molti gli utilizzi creativi di materiali esistenti, il cosiddetto upcycling che nel favorire l'artigianale, il fatto a mano e il personalizzato riesce a dare nuova vita all'esistente. Tra le tante esperienze c'è Sbottonando, un brand di accessori eco-sostenibili fondato da Michela Monaco e sponsor ufficiale dell’associazione no profit Road to green 2020.  Realizzano anelli, intitolati TRIuSo, che sono frutto di riciclo di varie materie, in particolare di recupero di scarti industriali della produzione di occhiali. Sono realizzati con un particolare acetato di cellulosa, ottenuto dalla cellulosa ricavata dalla pianta del cotone e dalle fibre del legno. La lastra acetata è plastificata con un materiale di origine vegetale e naturale al 100%. La linea, presentata presso il salone di bellezza Franco e Cristiano Russo di Roma, è un esempio di stile in economia circolare: attraverso il recupero di scarti si ricava qualcosa di nuovo senza danneggiare in alcun modo l’ambiente. “Sbottonando è nato anni fa da un anello realizzato per gioco. Negli anni, ho realizzato migliaia di gioielli, uno ad uno, un minuzioso lavoro artigianale volto a valorizzare l’unicità di ogni pezzo, recuperando centinaia di lampo, scarti di laboratori sartoriali, bottoni inutilizzati” dice la fondatrice Michela Monaco.

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