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Echi vittoriani nell'animo street di Burberry

Terza stagione per Riccardo Tisci: "ho studiato l'archivio storico del brand, ora sono pronto a innovare"

Redazione Ansa

La sfilata di Burberry, il marchio made in Britain per eccellenza, è tra le più attese della London Fashion Week. Nella terza giornata di collezioni ha allontanato per qualche ora le preoccupazioni per lo scenario di una possibile Brexit no deal, di un taglio netto dall'Ue potenzialmente devastante anche per l'industria della moda. L'ex premiere dame Carla Bruni, l'attrice Isabelle Huppert e il gotha della moda internazionale si sono sono schierate nelle prime file col solito parterre d'eccezione, da Anna Wintour ad Edward Enninful, passando per Anna Dello Russo e Suzy Menkes. La location è stato il Troubadour Theatre a White City: una grande tenso-struttura accanto al quartier generale della Bbc. Tutto è iniziato con un parallelepipedo di specchi levatosi a far apparire il palco. Ed ecco incedere in pedana le supermodel Irina Shayk, Kendall Jenner (in versione bionda), le sorelle Gigi e Bella Hadid, Vittoria Ceretti, Fran Summers, Freja Beha. La prima parte del défilé è dedicata all'heritage del brand, con completi sartoriali sia per lei sia per lui, aggiornati dall'utilizzo di materiali anche non tradizionali; e trench che incorporano pattern e scampoli di foulard. La sera brilla di cristalli Swarovski, che punteggiano anche vestiti gessati, gonfiandosi di piume su abiti sinuosi da sirena. La seconda parte dello show firmato dallo stilista tarantino ha invece un animo street: maxi loghi, stampe animalier e tie-dye, parka e gonne mini sul davanti ed extra long sul retro.
Lo stesso espediente applicato ai pantaloni, alla caviglia sul retro e appena sotto l'inguine di fronte, in un'esplosione di righe, quadratini e check, divenuti ormai sinonimi del brand.
Una bella prova per Riccardo Tisci, giunto ormai alla terza stagione al timone creativo di Burberry, dove ormai sembra avere trovato la sua strada, con una collezione denominata Evolution, a voler significare l'ambizione di guardare al futuro senza dimenticare le radici e i codici estetici lasciati in eredità dal fondatore Thomas Burberry: un figlio dell'era Vittoriana.
"Il mio primo anno con Burberry - ha spiegato lo stesso Tisci a conclusione dell'evento, senza nascondere la sua soddisfazione - è stato segnato dallo sforzo di comprendere e raffinare una nuova codificazione della maison. Ora, con queste fondamenta, mi sento pronto per iniziare una vera esplorazione al cuore di un marchio incredibile". Un marchio che il direttore creativo italiano succeduto all'inglesissimo Christopher Bailey ha voluto approfondire scandagliando pure "l'archivio" storico, come ha evidenziato, "per scoprire la bellissima storia delle origini del suo passato": la storia di "un giovane pioniere e self-made man di nome Thomas Burberry che costruì l'azienda durante l'era Vittoriana, un tempo di cambiamenti e progressi per la Gran Bretagna che mi ha sempre affascinato". "Un innovatore accorto", nella parole di Tisci, "ma anche un romantico e un sognatore" capace di scegliere l'unicorno, e non il cavallo dello stemma di famiglia, quale simbolo duraturo della sua creatura. 

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