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In trench, come divi sotto la pioggia

La riscoperta dell'impermeabile, retrò ma tecno

Redazione Ansa

Se c'è un capo del guardaroba maschile che ha attraversato gli ultimi cento anni della storia del grande cinema, indossato da divi come Humphrey Bogart o Cary Grant, tuttora icone maschili di eleganza, quello è il trench. L'impermeabile, il cui rilancio a Pitti Uomo è cominciato già dalla scorsa edizione estiva, é un capo divenuto noto con i termini inglesi trench-coat, cappotto da trincea, perché le sue origini risalgono ai primi decenni del Novecento, durante la prima Guerra Mondiale. Fu allora che il ministero della Guerra britannico fece un enorme ordine per l'esercito a Thomas Burberry di un modello che fosse a meta' tra un impermeabile militare ed un cappotto, pratico e protettivo dalla pioggia. Allacciatura a doppiopetto, spalline, sottogola per evitare che l'acqua entrasse dal colletto, mantella corta sulle spalle per ripararle, tasche di sicurezza e maniche strette con cinturino per frenare il vento. Colore prescelto il kakhi.

Amato anche dalle grandi star femminili di Hollywood, come Ingrid Bergam e Audrey Hepburn, il trench si riafferma oggi come capo trasversale, unisex, capace d'esaltare lo stile retro' ma con tutte le caratteristiche di capo antipioggia e antivento che solo i materiali contemporanei e le nuove tecnologie possono garantire. Landi presenta la nuova collezione del suo capo-icona, l'Impermeabile, con cui chiude i festeggiamenti dei 70 anni. Tema ispiratore il trench nel cinema, in particolare quello che si vede addosso a Woody Allen in Provaci ancora Sam, e quelli mostrati nei film cult, come La Cambiale, con Totò, Gassman e De Filippo, I magliari di Francesco Rosi con Alberto Sordi e Renato Salvatori, Schiavo d'amore (1939) con Bette Davis, Cenerentola a Parigi (1957), Colazione da Tiffany (1961) con Audrey Hepburn, Casablanca (1942) con Humprey Bogart, la fortunata serie tv Il tenente Sheridan, con Ubaldo Lai. Tra gli ingredienti che hanno segnato il successo del capo evergreen dell'azienda di Empoli, l'idea di riproporre il trench anni '60 prendendo spunto dagli archivi. Schneiders Salzburg presenta due grandi classici della sua storia, il Loden Coat Hubertus e il Trench indossato negli anni '50 dal suo primo testimonial, il motociclista Fritz Dirtl, accorciandoli fino al primo quarto della coscia. I nuovi capi-icona s'impossessano della dinamicità del giaccone, mantenendo tuttavia la linea asciutta che si ritrova nei cappotti 3/4. L'ispirazione è anche qui il cinema, Il Terzo Uomo, spy story che vede Orson Welles muoversi nella Vienna del secondo dopoguerra con un cappotto scuro, portato con bavero rialzato. Un'icona filmica che si riflette nel taglio dei due modelli classici realizzati dalla casa salisburghese, dal 1946 leader nella produzione di capospalla. Lo stile ispirato ai primi anni Cinquanta si rintraccia nei revers ad ampio respiro, presenti in entrambi i capi. Il trench mantiene le spalline di foggia militare e il doppiopetto, con la tipica mantellina asimmetrica, mentre il loden recupera dal classico storico Hubertus, il piegone sulla schiena che presenta il fondo a bottoni che consentiva l'apertura per cavalcare. Da Siviglia, trench stile british realizzati in tessuto tecnico o in lana melange stampa check, con dettagli tecnici fibbie e bottoni. Paltò prende ispirazione per due dei suoi modelli principali della nuova collezione, dal cinema, con due modelli trench, e lancia la nuova etichetta Paltò Sartoria che presenta vestibilità più classiche e una costruzione più formale. In collezione anche una parte più sportswear dove si sperimentano tessuti double e leggeri, con interni imbottiti e sfoderabili. Collezione coinvolgente quella di Major Giovanni Allegri, figlio del fondatore dell'omonimo marchio, che con il suo Living Wardrobe uomo/donna re-interpreta i capi icona del guardaroba maschile e femminile: trench, parka, peacoat, bomber, car coat. Protagonista della collezione è il capospalla decodificato per proteggere da freddo e pioggia con la caratteristica di poter vestire leggero sotto. Da questo concetto nasce l'idea dei Liners che prevede interni staccabili che interagiscono con l'esterno in giochi di sovrapposizioni.

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