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Lusso per gli arabi, a Roma si studia il galateo 'Muslim friend'

Servizi personalizzati, ristoranti certificati Halal, in crescita strutture accoglienti

Redazione Ansa

(di Agnese Ferrara) Dopo Milano, lo shopping di Roma apre ai clienti dei Paesi Arabi e studia il galateo ‘muslim friendly’. Di fronte ad una domanda crescente di servizi di lusso da parte della facoltosa popolazione musulmana, la capitale si è scoperta piuttosto impreparata. “Il 65% dei ricchissimi turisti provenienti dal Medioriente, dai paesi OIC a maggioranza islamica e dai Paesi del Golfo, ha problemi di tipo alimentare appena messo piede in Italia. Non sanno dove mangiare Halal e spesso sono costretti a portare con sé perfino cuochi e camerieri, - spiega Anna Maria Aisha Tiozzo, presidente dell' ente di certificazione halal Italiano WHAD. – Non trovano strutture adatte, personale formato su esigenze di etiquette, lingua araba o ottimo inglese, orari flessibili e servizi personalizzati, privacy e security, offerte declinate tutte al femminile o tutte al maschile, familiy friendly eccetera. Mancano anche le strutture Halal dedicate ai musulmani, no alcool e muslin friendly”.
Precisa Tiozzo. “Il concetto di lusso, come ci dimostrano molti studi, risente anche delle differenze culturali. La percezione del lusso per un cinese, che corrisponde a ciò che lo abilita socialmente, è diversa dalla percezione di quello che è ritenuto lusso per un italiano, ovvero l’esclusività o per un tedesco, che punta alla qualità. Per un arabo il concetto di lusso si identifica sempre più con gusto, stile , unicità e hand made o personalizzazione. Per questo apprezza il made in Italy, sia nella declinazione grande griffe che in quella del pezzo unico artigianale. Il lusso in cucina, ad esempio, è poter trovare una opzione halal, cioè lecita secondo le prescrizioni alimentari islamiche, nei menù della tradizione locale”.  

Secondo la Farnesina la domanda turistica emiratina, seppure limitata a una popolazione di 9.1 milioni di abitanti, è caratterizzata da una clientela di lusso con un livello culturale medio alto e una sempre crescente propensione a viaggiare e a spendere. Precisa Tiozzo: “La spesa media pro-capite delle turiste saudite in cosmetici è di 40.000 euro l’anno, 30.000 l’uomo. Fanno shopping per abbigliamento e accessori, gioielli, arte, cosmesi e profumi, trattamenti estetici, beni e servizi di lusso personalizzati”.
Negli ultimi 3 anni c’è stata una esplosione del turismo di lusso proveniente dai paesi arabi che si recano nelle città come Milano, Roma, Firenze e Venezia. Afferma l’esperta: “Gli arrivi internazionali generati dai pesi del Medio Oriente sono destinati a raddoppiare nell’arco del ventennio passando dai 37 milioni del 2010 agli 81 milioni stimati nel 2030, ovvero 2 milioni in più ogni anno”.
Per colmare il gap di servizi di lusso per la popolazione musulmana di Roma e Lazio, venticinque operatori di Spa, centri estetici, hammam, parrucchieri, barbieri e truccatori, oltre a personal trainer, negozi di lusso, profumerie, gioiellerie e, ancora, fioristi, sartorie, personal shoppers, autisti, body guards, guide turistiche, ristoranti, hotel, catering e servizi di lusso della capitale tornano sui banchi di scuola partecipando al nuovo progetto di formazione e accreditamento ‘Italia Bayti’ (bayti, dall’arabo: a casa mia) a cura di Cna-Confartigianato di Roma, Whad-World halal development e l’agenzia specializzata in internazionalizzazione Nina. I promossi riceveranno il rating islamico ‘Crescentrating’ che assegna un punteggio da 1 a 7 alle strutture ed ai servizi. Il turismo musulmano non è affatto stagionale e affolla Roma 12 mesi l’anno con una elevata capacità di spesa: nel 2016 oltre 157 mila turisti in Italia provenivano dai paesi degli Emirati Arabi.

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