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ArtLover italiani, ecco i millennials del collezionismo

Ricerca ArtVerona, amano i dipinti e comprano per passione

ArtVerona, focus sul collezionismo italiano

Redazione Ansa

Secondo la coppia di collezionisti e art advisor americani Thea Westreich Wagner e Ethan Wagner «se c’è una differenza definitiva tra come si collezionava in passato e come si colleziona nel secondo decennio del XXI secolo è questa: in passato la maggior parte dei collezionisti comprava arte con la convinzione (o forse la speranza) che le loro acquisizioni sarebbero, in futuro, divenute importanti nella Storia dell’Arte e che con tale riconoscimento i lavori avrebbero potuto anche aumentare di valore. Oggi, invece, vi è una convinzione diffusa tra molti collezionisti d’arte che, quando i prezzi di un artista aumentano sostanzialmente, tale sviluppo da solo – ipso facto – segnali l’importanza storica dell’artista. In sostanza, i marcatori di valore sono stati invertiti».

Uno scenario, quello descritto dai coniugi Wagner, recentemente confermato anche da un’interessante indagine condotta dalla US Trust, divisione della Bank of America che si occupa di private wealth management, condotta tra i collezionisti americani di vecchia e nuova generazione. E dalla quale emerge come il 65% dei collezionisti appartenenti ai cosiddetti Millennials creda che il vero valore dell’arte sia quello economico. Percentuale che cala notevolmente, invece, via via che l’età dell’intervistato aumenta, testimoniando un cambio generazionale molto profondo tanto che i collezionisti “maturi” che guardano solo al “prezzo” sono appena il 24%.

E’ così anche in Italia? Come sta cambiando il collezionismo nel nostro Paese? E che cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Dopo aver realizzato, nel 2016, la prima indagine sul collezionismo italiano nel XXI secolo, Collezione da Tiffany e ArtVerona hanno rinnovato la loro partnership per guardare alle nuove generazioni e capire che rapporto hanno con l’arte.

Ecco i risultati:

 

Guidati dalla passione, comprano soprattutto dipinti, si informano principalmente sul web, ma non si lasciano influenzare dai social network nell’acquisto di un’opera d’arte: è il profilo complessivo delle due generazioni X e Y (X nati tra il 1965 e il 1980, Y nati tra il 1980 e il 2000) del collezionista italiano, oggetto dell’indagine realizzata da ArtVerona (Veronafiere, 13-36 ottobre) e Collezione da Tiffany, il primo blog italiano dedicato al collezionismo d’arte contemporanea.

L’indagine condotta su un campione di 177 intervistati, equamente distribuiti tra le due generazioni aiuta a capire la direzione che potrebbe prendere il mondo dell’arte, e in particolare del collezionismo, nei prossimi anni nel nostro Paese. Il 44% della generazione Y dichiara che comprerebbe arte online, il 33% dei Millennials usa i social network per scoprire nuovi artisti (Facebook in testa con il 61%), ma nella scelta finale l’82% dei collezionisti delle due generazioni non subisce l’influenza dei social.
Il profilo dell’ArtLover italiano appartenente alle due generazioni analizzate, è quello di una persona di livello culturale alto, il 72% laureati o in possesso di titolo di studio superiore, percentuale che sale al 77% se si prende in considerazione solo la Generazione Y, mentre scende al 67% per la Generazione X.

Più uniforme lo scenario professionale: il 31% degli intervistati è libero professionista (35% Gen X; 27% Gen Y), il 25% è impiegato (24% Gen X; 26% Gen Y), mentre solo il 15% è rappresentato da imprenditori (19% Gen X; 10% Gen Y). Interessanti anche i settori in cui gli ArtLovers intervistati lavorano: servizi (32%), commercio (17%) e arte (11%). La differenza più sostanziale tra le due generazioni sta nel reddito: un italiano nato nella Generazione X e quindi in una fascia di età che va dai 37 ai 52 anni ha un reddito medio tra i 31.000 e i 34.000 euro; mentre un appartenente alla Generazione Y ha un reddito che si aggira tra i 31.000 e i 26.000 euro.

Questi dati sono stati messi a confronto con alcune importanti ricerche sul collezionismo d’Oltreoceano, quali la U.S. Trust Insights on Wealth and Worth® del 2016 che ha analizzato i Millennials americani: diffidenti nei confronti degli art-advisor, preferiscono muoversi da soli nelle fasi di acquisto di un’opera d’arte e sono molto più “aggressivi” dei nostri connazionali, mossi principalmente dal desiderio di investire e non dalla passione.

Che il collezionismo sia uno dei pilastri di sviluppo di ArtVerona | Art Project Fair, lo testimonia non solo questo secondo step della ricerca, dopo quello affrontato lo scorso anno sullo stato dell’arte e geografia del collezionismo in Italia, ma soprattutto il fatto che il collezionista maturo – la fiera ha invitato 480 coppie di collezionisti da tutta Italia e dall’estero – e quello in nuce sono al centro del progetto della rassegna veronese.
Nell’area ArtVerona Talk, è stato affrontato il tema della realizzazione di una collezione o del suo sviluppo al momento di un passaggio generazionale. E in tal senso, è fondamentale la scelta di affiancarsi a un Family Office come è emerso durante l’incontro “Il collezionismo di ieri e di oggi nell’ottica dei Family office. L’arte come ponte tra generazioni”, nel corso del quale sono intervenute Patrizia Misciattelli delle Ripe, presidente AIFO (Associazione Italiana Family Officer) e Mariacristina Ragazzoni di Banca Aletti (gruppo Banco BPM). 
«Esistono due linee per avvicinare i giovani al collezionismo. La prima è quella educativa, dove si sviluppa un percorso di conoscenza diretta e attiva, meglio se si tratta di un tipo di formazione one to one con l’art-advisor, individuandolo come una sorta di mentore artistico. La seconda è il coinvolgimento del giovane nel processo documentale e amministrativo-gestionale: la consapevolezza di tali elementi aiuta la valorizzazione della collezione stessa poiché l’archiviazione, se estremamente dettagliata, la potenzia dal punto di vista economico, artistico ed infine sociale» afferma Mariacristina Ragazzoni.

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