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Il design del futuro? E' fatto in casa

Da start up Krill manifattura digitale diffusa con stampante 3d

Redazione Ansa

 A pensarci oggi sembra un po' fantascienza, ma in un futuro per niente lontano potremmo essere tutti designer, stampandoci a casa i nostri arredi, dalle lampade agli sgabelli e, perché no facendoci una copia anche del telecomando dato per perso sotto al divano. Basterà avere una stampante 3d, acquistare il modello virtuale e il materiale, e voilà, la riproducibilità tecnica in versione salotto. "Siamo già al teletrasporto" commenta Ivan Calimani, che con la sua Krill Design - in scena al FuoriSalone - fa proprio questo: "manifattura digitale diffusa, industria 4.0 a km zero".
    Ingegnere edile specializzato in sostenibilità, project manager per Expo 2015, Ivan all'inizio dello scorso anno ha lanciato il suo progetto di lampade di design in bioplastica, rigorosamente co, riproducibili localmente grazie alle stampanti 3d. Il risparmio a livello ambientale sta nel fatto che non è più necessario spedire una lampada in Cina al singolo acquirente: basta inviare il file del modello al 'local manufacturer' che lo può stampare direttamente in loco. E con il 'teletrasporto' addio a spese di spedizione, consumo di carburante, inquinamento ambientale.
    Per ora - ma il progetto è partito ufficialmente solo lo scorso novembre - la rete di stampanti su cui si appoggia la start up tutta italiana è di 2500 unità, ma secondo i calcoli di Calimani nel mondo gli apparecchi già in uso sono 5 milioni. E non sono solo le piccole aziende a fare da produttori: ci sono già dei privati, magari fissati con la tecnologia, che si stampano le loro cose da casa. "Il costo di una stampante 3d va dai 1000 euro ai 250mila, ma noi creiamo modelli che si possono facilmente realizzare con un modello base, perché vogliamo - spiega l'ideatore - che i nostri prodotti siano accessibili". Queste 5 milioni di stampanti - diffuse in più di 1000 città di 150 paesi diversi - vengono usate solo il 10% del tempo: l'idea di Krill è farle diventare tutte - o quasi - produttori locali: "Questo network - spiegano - ci porta a essere potenzialmente l'azienda manifatturiera più grande al mondo senza possedere alcun impianto industriale". Il modello, ovviamente, può essere riprodotto da altre aziende, anzi, è già così: "Siamo già al lavoro per aziende che gestiscono arredi di negozi in ogni parte del mondo, che vengono rinnovati ogni anno. Non erano soddisfatte dei produttori locali, le spese di spedizione erano insostenibili, in questo modello hanno trovato la soluzione".
    Per ora si parla di arredi - replicabili e personalizzabili, senza scarti di lavorazione e senza rimanenze di magazzino - ma c'è di più: "Stiamo andando verso stampanti con circuiti elettrici integrati, quindi un giorno non molto lontano - anticipa Calimani - saremo in grado di stamparci anche telecomandi o piccoli elettrodomestici".
   

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