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L'autoproduzione conquista i nuovi designer

Tante piccole fabbriche per realizzare oggetti unici

Redazione Ansa

Cittadini del mondo – e del mercato globale – i designer italiani di “nuova generazione” (quelli nati intorno agli anni ‘80) viaggiano di pari passo con l’evoluzione digitale, promuovendo le loro creazioni sui social network e sulle piattaforme open source. Il loro modo di fare design si destreggia fra le nuove tecnologie, la comunicazione e la valorizzazione di quelle antiche tecniche artigianali che da sempre contraddistinguono la manifattura italiana. Alessandro Mendini – che è di un’altra generazione, quella dei Maestri del design italiano – li definisce «autori di prodotti autoritratto e oggetti rebus» la cui «nuova operosità pragmatica è cosciente di giocare una carta molto grossa. Di vivere, cioè «la terremotazione totale della produzione, delle industrie titanic, delle macro-economie e delle loro scale di valori» (in Chiara Alessi, Dopo gli anni Zero. Il nuovo design italiano, Editori Laterza, 2014, pag 10).

Houzz ha indagato i nuovi trend dell'autoproduzione.

 

Le nuove modalità Peer production, crowdsourcing, crowdfunding sono i trend nati in rete per finanziare e produrre singoli oggetti a costi accessibili. Proprio come nel caso del tavolo Netto, in vendita sulla piattaforma Formabilio, brand di design partecipato. Secondo Chris Anderson - autore di Makers. Il Ritorno dei produttore, Rizzoli Etas, 2013 - si svilupperanno in futuro tante piccole fabbriche personali animate da “artigiani digitali” che soppianteranno la produzione di massa che ha caratterizzato il secolo scorso.

Professionista: ITACAfreelance, Firenze -

Il design partecipato Uno dei cambiamenti più profondi portato dal web è la condivisione di progetti online. Se condivise, le idee si diffondono, diventano ispirazione per altri e opportunità di collaborazione: lo dimostra anche l’esperienza di Arduino.

Professionista: Slow Wood -

Lavorare in rete Si stanno diffondendo modalità di progetto che legano cultura e imprenditorialità – come fa Slow Wood – mettendo in relazione artigiani del legno e designer con l’intento di divulgare i valori del Made in Italy. Un vantaggio competitivo sia nella produzione di opere d’arte, sia nella realizzazione di progetti su misura. Questi ultimi 20 anni online «raccontano la storia di una straordinaria esplosione di innovazione e imprenditorialità» spiega Anderson (pag. 18).

L’autoproduzione Recuperando attività di famiglia o riscoprendo antiche tecniche di lavorazione, i nuovi laboratori di design autoprodotto intendono «ridurre le distanze tra design di qualità, gesto artigianale e fruitore finale». Sempre secondo Anderson, «l’energia e la creatività degli imprenditori e degli innovatori individuali possono reinventare la manifattura. E durante questo percorso creare posti di lavoro» (pag. 19).

Stili e lavorazioni del passato Le nuove tecnologie possono passare dalla valorizzazione delle tradizioni manifatturiere e del mobile. Proprio come dodLAB, che riscopre e rinnova stili e lavorazioni del passato, dal Veneto alla Lombardia. Se fino a pochi anni fa per produrre un oggetto era necessario trovare un produttore e seguire canali di distribuzione, attraverso il progetto digitale che comanda direttamente la macchina utensile, ora questi passaggi si possono saltare.

Design democratico Finalità di Lovli.it «è che tutti quelli che, come noi, sono cresciuti a pasta e design avessero un posto dove poter trovare il meglio del design senza per forza spendere un occhio della testa». Perché come ribadisce Anderson «La bellezza del web è che ha reso democratici sia gli strumenti dell’invenzione sia quelli della produzione. Il percorso da inventore a imprenditore diventa sempre più breve, ma proprio per questo anche più pericoloso» (pag. 11).

 

Interdisciplinarietà In molti casi i designer abbracciano più ambiti progettuali passando dal piccolo accessorio come questi stampi per biscotti di Ghigos, a progetti su scala decisamente maggiore come l’exhibit design o l’architettura, “salutando da vicino” l’arte. Grazie al web si può essere «piccoli e al contempo globali, artigianali e innovativi, hi tech e low cost» (Anderson, pag. 20).

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