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A cosa servono i sogni? Una finestra aperta sulla nostra interiorità

Tutto sull'universo onirico, le simbologie, le fascinazioni, gli incubi

Una giovane donna sogna sul divano foto iStock.

Redazione Ansa

Studiati fin dall'antichità, i sogni sono ancora oggi uno dei fenomeni psichici più complessi e misteriosi e, per questo, intriganti. Ma cosa sono e a cosa serve sognare? E come gestire gli incubi e i terrori notturni?
Cosa sono i sogni?
Il termine sogno significa letteralmente: “attività mentale che si verifica durante il sonno". Infatti, mentre il corpo si riposa, il cervello rimane sempre attivo rigenerandosi, ampliando le connessioni tra le cellule cerebrali, consolidando i ricordi e producendo una varietà di immagini, suoni e sensazioni che costituiscono la dimensione onirica.
I sogni sono manifestazioni di natura involontaria e non intenzionale, e possono presentare più o meno vividezza, ricchezza di dettagli e coerenza narrativa. Solitamente dominati da sensazioni visive, talvolta le esperienze oniriche possono essere tanto coinvolgenti da toccare e influenzare profondamente l’emotività dell’individuo.
La durata dei sogni può variare: alcuni si manifestano solo per alcuni secondi, mentre altri possono prolungarsi fino a 20 o 30 minuti. In media, ogni persona sogna da tre a cinque volte a notte, per un totale di circa due ore. Si stima, infatti, che, durante il corso della propria vita, l’essere umano trascorra complessivamente sei anni a sognare.
Fase REM, fase NREM e sogni.
Il sonno è composto da un’alternanza ciclica di 5 fasi, a loro volta suddivise in due macro-stadi: la fase NREM (Non Rapid Eye Movement) o sonno tranquillo e la fase REM (Rapid Eye Movement) o sonno attivo, così chiamata per i movimenti oculari rapidi e frequenti che la caratterizzano. Questo stadio è detto anche “sonno paradosso” poiché, nonostante ci si trovi in uno stato di sonno profondo, l’attività cerebrale è estremamente intensa.
Un ciclo del sonno tipico dura dai 90 ai 110 minuti e si ripete mediamente quattro o cinque volte durante la notte. Dopo essersi addormentati, si passa in maniera progressiva dal primo stadio del sonno a quelli successivi. Il sonno REM compare solitamente tra i 70 e i 90 minuti dopo l'addormentamento e all’inizio dura una quindicina di minuti. Durante la notte, con il susseguirsi dei cicli, la durata delle fasi di sonno profondo si riduce a vantaggio del sonno REM, in cui le persone solitamente trascorrono circa il 25% del tempo totale dedicato al riposo.
In passato, si pensava che l’attività onirica si verificasse esclusivamente durante la fase REM. Studi recenti hanno invece dimostrato che sia possibile sognare anche durante la fase NREM, quindi in ogni momento del sonno, dall’addormentamento al risveglio. Tuttavia, i sogni che si verificano durante la fase REM tendono a essere ricordati più facilmente e con maggior vividezza. Questo perché tale stadio si manifesta nel periodo di sonno in cui si è più prossimi al risveglio.
È importante, inoltre, sottolineare che non esistono persone che non sognano: tutti sogniamo, ma a volte può capitare di non riuscire a ricordare i sogni. Annotare immediatamente qualsiasi ricordo onirico appena ci si sveglia è un ottimo modo per non dimenticare ciò che si è sognato. Anche la registrazione vocale può essere un'ulteriore opzione utile per catturare i dettagli dei propri sogni.

A cosa servono i sogni?

Studi recenti hanno dimostrato che l’attività onirica riveste un ruolo fondamentale per la psiche umana e svolge molteplici funzioni essenziali. Alcuni tra i compiti più importanti assolti dai sogni sono: l’elaborazione emotiva, la comunicazione interemisferica, il mantenimento dell’equilibrio psichico, il consolidamento della memoria e il problem solving.
● Elaborazione emotiva: i sogni svolgono un ruolo cruciale nell'elaborazione delle emozioni, fornendoci un terreno fertile per esplorare la nostra interiorità. Non sono solo uno specchio dei nostri desideri più intimi, ma anche un'opportunità per dare voce a emozioni represse o trascurate durante la veglia. Durante il sonno, attraverso simboli e narrazioni enigmatiche, abbiamo la possibilità di affrontare e comprendere aspetti della nostra psiche altrimenti inaccessibili. Questo processo ci permette anche di elaborare esperienze emotive e situazioni complesse al di là della consapevolezza diurna, contribuendo così alla nostra crescita personale.
● Comunicazione interemisferica: ciascun emisfero cerebrale ha un proprio linguaggio e modo di elaborare le informazioni. L'emisfero sinistro del cervello elabora le informazioni in modo razionale, traducendo la percezione del mondo in rappresentazioni logiche, semantiche e fonetiche. Si occupa, inoltre, di interpretare la realtà in modo analitico. Durante il sonno, queste informazioni vengono trasmesse all'emisfero destro, il quale è specializzato nel cogliere contesti, configurazioni e strutture complesse nella loro totalità e ha un approccio più intuitivo e globale. Pertanto, quando l'emisfero sinistro trasmette informazioni all'emisfero destro, queste assumono una forma completamente diversa, con l'emisfero destro che integra le molteplici informazioni in un unico quadro coerente.
● Mantenimento dell’equilibrio psichico e consolidamento della memoria: il sogno ha una funzione chiave nel rielaborare i “residui diurni”. Rielaborando i vissuti della giornata e aiutando la mente a ridurre il sovraccarico di stimoli e sensazioni accumulati durante la veglia, l’attività onirica favorisce il ripristino dell'equilibrio psicologico dell’individuo.
Il sogno funge anche da consolidatore della memoria, rielaborando e fissando le esperienze vissute di giorno. Attraverso la creazione di narrazioni oniriche, il cervello elabora e organizza le informazioni acquisite, aiutando così il processo di apprendimento e adattamento.
● Problem solving: il sogno offre uno spazio mentale per il problem solving, consentendo all'individuo di esplorare scenari alternativi e sviluppare nuove strategie per far fronte alle sfide quotidiane. Durante la notte, il cervello simula eventi reali per prepararci ad affrontarli meglio quando siamo svegli. Questa dimensione creativa del sogno ci permette di affinare la nostra capacità di risolvere i problemi e di adattarci a nuove situazioni.
“Nei sogni, la nostra essenza più intima si manifesta liberamente e in tutte le sue sfaccettature. Grazie a questo spazio unico che il sogno crea, possiamo sperimentare emozioni e situazioni in modo diverso e più autentico rispetto alla realtà quotidiana. I sogni rappresentano, quindi, una finestra aperta sul mondo interiore di ciascuno di noi. Con il loro linguaggio simbolico, i sogni scavano nelle nostre profondità emotive, affettive e cognitive, rivelando emozioni, desideri e aspirazioni, ma anche sofferenze, disagi o meccanismi di difesa. Attraverso gli incubi, ad esempio, la mente può trasportarci in territori emotivi tormentati e turbolenti, dando voce alle nostre paure nascoste, a conflitti irrisolti e agli aspetti più difficili e dolorosi del nostro vissuto”, aggiunge Perris.

Come imparare a gestire gli incubi

L’incubo è una manifestazione onirica spaventosa, particolarmente intensa e realistica, che spesso può infondere un profondo senso di oppressione. Il termine incubo trae, infatti, origine dal latino tardo "incŭbus", che significa "essere che giace sul dormiente", derivato dal verbo "incubare", che indica l'azione di "giacere sopra" in riferimento allo spirito maligno che, secondo le credenze popolari, si posava sul dormiente.
“Gli incubi sono sogni spaventosi vissuti in modo estremamente vivido e realistico, capaci di generare un forte senso di malessere e oppressione e, in alcuni casi, indurre a un risveglio improvviso. Rientrano nel gruppo delle parasonnie, cioè perturbazioni non patologiche del sonno, come il sonnambulismo e le allucinazioni ipnagogiche. Queste esperienze emotive intense possono infondere non solo paura, ma anche sensazioni di angoscia, rabbia e tristezza, accompagnate da reazioni fisiche come sudorazione, aumento del battito cardiaco, respiro affannoso e tensione muscolare. Gli incubi notturni possono causare difficoltà nel riaddormentarsi e influenzare negativamente l'umore durante il giorno successivo. A volte, soprattutto se ricorrenti, gli incubi possono suscitare ansia anticipatoria riguardo alla possibilità di rivivere la stessa esperienza la notte seguente, rendendo, così, difficile l’addormentamento e compromettendo la qualità del riposo notturno. Generalmente più comuni nei bambini tra i 4 e i 12 anni, gli incubi mostrano una remissione graduale e spontanea con la crescita.
Negli adulti, tendono a verificarsi soprattutto durante periodi stressanti. Di solito, non rappresentano motivo di allarme, a meno che non si verifichino con grande frequenza, andando a impattare negativamente il sonno e il benessere psicofisico dell’individuo”, commenta la Dottoressa Valeria Fiorenza Perris. “Le cause degli incubi notturni possono essere molteplici. Di frequente - prosegue - sono una manifestazione delle emozioni più intense e complesse che ci si è trovati ad affrontare nel corso della giornata. Questi sogni, così carichi di simbolismo, immagini inquietanti e tensione emotiva, non di rado riflettono direttamente le nostre paure e ansie o i nostri conflitti interiori più profondi, che spesso rimangono sopiti e relegati nell'inconscio durante la veglia. In molti casi gli incubi sono legati a momenti di forte stress, ma possono essere scatenati anche da altri fattori come: l’esposizione a contenuti emotivamente carichi quali film o libri spaventosi, stimolazioni sonore o luminose durante il riposo, disturbi del sonno, cattive abitudini alimentari, consumo di alcol o di stupefacenti, febbre alta, depressione, apnea notturna, disturbo post-traumatico da stress e altre condizioni che compromettono il sonno. Alcuni individui possono manifestare incubi ricorrenti a seguito di situazioni traumatiche o stressanti, mentre altri possono sperimentarli occasionalmente o come reazione a eventi specifici”.
Gli incubi notturni rappresentano un fenomeno complesso che può influenzare significativamente la qualità del sonno e il benessere generale di chi ne soffre. La gestione di tali sogni potrebbe richiedere un approccio multidisciplinare, che può comprendere modifiche allo stile di vita, ma soprattutto approfondimenti legati ai vissuti e all’emotività individuale che caratterizzano quella determinata fase dell’esistenza. La consulenza di uno specialista del sonno o di un professionista della salute mentale può essere estremamente utile per individuare le cause sottostanti e sviluppare strategie efficaci per affrontare gli incubi. In questo senso, l’Imagery Rehearsal Therapy (IRT) e le tecniche immaginative si sono dimostrate particolarmente efficaci. Questi approcci terapeutici coinvolgono il paziente nel richiamare l’incubo e rielaborarlo in modo che diventi meno disturbante. L'obiettivo è imparare ad accettare le visioni spaventose, anziché razionalizzarle verbalmente, e renderle meno minacciose grazie alla creazione di nuove immagini.
Terrori notturni: perché sono diversi dagli incubi?
È importante distinguere l’incubo dal terrore notturno, noto anche come pavor nocturnus. I terrori notturni e gli incubi sono entrambi disturbi del sonno che coinvolgono sogni spiacevoli o spaventosi, ma presentano alcune differenze chiave. I primi si verificano tipicamente durante la fase NREM, mentre gli altri si manifestano nella fase REM, spesso al mattino presto. Gli incubi possono portare il sognatore a un risveglio completo, accompagnato da una risposta emotiva intensa e dalla capacità di ricordare il contenuto di ciò che si è sognato. Al contrario, i terrori notturni si verificano durante la fase NREM, quando il sonno è profondo, e provocano un risveglio solo parziale, caratterizzato spesso da intensa agitazione, grida, pallore, sudorazione e aumento del battito cardiaco e del respiro. È comune, inoltre, che coloro che soffrono di questo disturbo non abbiano alcuna memoria dell'episodio il giorno successivo.

I lucid dream, cosa sono?

Esercitare un certo grado di controllo è possibile quando si verificano i cosiddetti lucid dream. A favorire l’insorgenza dei sogni lucidi sarebbero alcune parti della corteccia prefrontale del cervello che, risvegliandosi, fanno sì che il sognatore entri in uno stato più attivo e cosciente. Divenendo consapevole di essere addormentato e di trovarsi in un sogno, il sognatore può influenzare attivamente gli eventi onirici, pilotando la narrazione, manipolando l'ambiente e interagendo con altri personaggi. Uno degli aspetti più interessanti è proprio l’elevato grado di autoriflessività e controllo volitivo riscontrato in questa tipologia di sogni rispetto a quelli tradizionali. I sogni lucidi rappresentano un territorio affascinante della psiche umana, dove la consapevolezza si fonde con l'immaginazione, permettendo al sognatore di esplorare il mondo onirico con una lucidità straordinaria. La capacità di sperimentare i sogni lucidi può essere innata, ma può anche essere allenata e potenziata attraverso tecniche specifiche. I lucid dream sono oggetto di crescente interesse da parte della comunità scientifica, poiché offrono un'opportunità unica per investigare la natura della coscienza e della mente umana. I sogni costituiscono un elemento essenziale dell’esperienza umana. Permettendoci di entrare in contatto con gli aspetti più intimi e profondi di noi stessi, ci consentono di conoscerci meglio, stimolano la nostra crescita personale e favoriscono il raggiungimento di un maggior benessere psicologico ed emotivo. Tuttavia, accettare, comprendere e interpretare i sogni può essere sfidante. Il linguaggio onirico è, infatti, spesso simbolico e non lineare e ciò può rendere complesso capire ciò che i sogni vogliono comunicarci.

Dai divinatori ad oggi, la storia dell'interpretazione dei sogni passando per Freud

Fin dai tempi più remoti, l'umanità ha sempre mostrato un vivo interesse e molta curiosità verso l’attività onirica e la dimensione del sogno. Le culture antiche, come quella egizia o greca, attribuivano ai sogni significati simbolici e divinatori. Sacerdoti, veggenti o figure religiose avevano il compito di interpretare i sogni e decifrare i messaggi divini o premonitori contenuti in essi. Ancora oggi, ci chiediamo a cosa servono i sogni, perché sogniamo e ci interroghiamo sul significato dei nostri sogni. Nel contesto delle scienze moderne, gli studi sistematici sui sogni hanno avuto inizio principalmente nel XIX secolo con l'avvento della psicoanalisi. Il neurologo, psicoanalista e filosofo austriaco Sigmund Freud, considerato il padre della psicoanalisi, ha contribuito significativamente alla comprensione della sfera onirica con la sua opera "L’Interpretazione dei Sogni", pubblicata nel 1899. Freud è stato il primo a teorizzare che i sogni rappresentassero la via maestra per accedere all'inconscio e che i loro contenuti avessero significati simbolici, riflettendo i desideri e i conflitti interiori dell'individuo. La sua tecnica di interpretazione dei sogni, basata sull'analisi delle associazioni libere e dei contenuti latenti, mirava a rivelare questi desideri nascosti.In seguito, altri psicologi e studiosi hanno arricchito e differenziato le teorie sui sogni. Lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung, allievo di Freud e fondatore della psicologia analitica, ha introdotto un'interpretazione più ampia e spirituale dei sogni. Secondo lui, i sogni non erano solo espressioni di desideri personali, ma anche di simboli archetipici universali che riflettevano la ricerca di significato e l'evoluzione dell’individuo. La sua teoria dell'inconscio collettivo suggerisce, infatti, che alcuni simboli siano condivisi da tutte le culture e le epoche, indicando una connessione più profonda con l'umanità. Mentre Freud attribuiva alle manifestazioni oniriche il significato di desideri inconsci e pulsioni sessuali represse, dando molto rilievo al ruolo delle esperienze infantili nella formazione dei sogni, Jung si interessava principalmente al significato simbolico e alla dimensione trascendentale dei sogni. Egli li considerava come messaggi provenienti dal nostro sé più profondo volti a guidarci lungo il cammino dell'autorealizzazione. Nonostante le loro differenze, entrambi questi approcci hanno contribuito in modo significativo alla comprensione dei sogni e della psiche umana. Negli ultimi decenni, grazie ai progressi delle neuroscienze cognitive, della psicologia del sonno e delle tecniche di imaging cerebrale, la ricerca sui sogni ha continuato a evolversi, offrendo nuove e inedite prospettive sulla natura e la funzione dei sogni nell'esperienza umana. “L'origine e l'interpretazione dei sogni sono un tema misterioso e intrigante, che continua a suscitare interesse e a essere oggetto di studio in ambito accademico e scientifico. Oggi, il sogno è riconosciuto come un processo multifunzionale e ricco di sfaccettature. Oltre a essere un fenomeno biologico, il sogno può assumere un significato psicologico e simbolico profondo, riflettendo la complessità della nostra vita interiore e il costante processo di adattamento e crescita personale. Il sogno non è solo una serie di immagini e sensazioni casuali che sperimentiamo in modo involontario durante il sonno, ma piuttosto un viaggio all’interno della nostra interiorità, dove confluiscono desideri, emozioni, idee e pensieri, spesso in forma simbolica. Questo processo, così intricato e affascinante, ci offre una via di accesso privilegiata per esplorare i misteri della mente umana e i suoi meccanismi più profondi”, ha commentato la Dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online e Società Benefit Unobravo.

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