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I profumi di D'Annunzio, al Vittoriale nel santuario olfattivo del Vate

Ne era appassionato, Aqua Nuntia la fragranza da lui ideata. Ora una mostra-omaggio

Redazione Ansa

   Nella gran parte delle opere di Gabriele d'Annunzio i profumi sono parte integrante della scrittura immaginifica: dai versi dell'Alcyone in cui la natura e le stagioni hanno un continuo riferimento ai profumi, al Piacere, dove la passione amorosa si nutre della memoria olfattiva con quel sublime ricordo innescato nella mente di Andrea Sperelli dal profumo lasciato sulla pelliccia dal corpo di Elena. Per finire con le lettere alle amanti e gli appunti privati dove il profumo è presente. Per d'Annunzio il profumo è tutto e tutto è nel profumo. Sono questi i temi della mostra "D'Annunzio e l'arte del profumo. Odorarius Mirabilis" alla Fondazione Il Vittoriale degli Italiani sul Lago di Garda dal 14 Aprile al 27 gennaio 2019.

   L'iniziativa si avvale della collaborazione di Paola Goretti che ha curato la parte letteraria della mostra, Maurizio Dallanese per la creatività grafica del profumo, Lisa Costantini ha coordinato il progetto, lo scenografo Pierluigi Pizzi ha disegnato l'allestimento della mostra.

Diversi i 'nasi'che hanno creato le preziose fragranze: Carlo Ribero ha realizzato Il Piacere, Maurizio Cerizza Aqva Nvntia, Corinne Cachen ha firmato Ermione e Divina Musa, Barbara Zoebelein Notturno invece Il Fuoco è stato creata da Luca Maffei e Maurizio Cerizza.

Sono circa 150 i flaconi e le ampolle (tra cui Aqua Nuntia, ideata dal Vate), di stampo rétro o modernissime. In mostra ci sono alambicchi, vasi per gli unguenti, bruciaprofumi, una vera "cattedrale olfattiva" disseminata nei vari ambienti del Sacro Eremo, per la prima volta riunificata in una visione d'insieme. La mostra è stata promossa da Marco Vidal, direttore commerciale Mavive e ad di The Merchant of Venice, voluta da Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani. 

   La mostra si configura come un percorso olfattivo tra teste michelangiolesche, busti quattrocenteschi, stipi e trumeaux, carica di potenza liturgica (colori preziosi, oro, rossi), evocativa e scenografica. Nicchie e cunicoli sono infatti la cifra distintiva dell'intero progetto d'allestimento, dove le ampolle si rifrangono l'un l'altra, come in un atlante emotivo: tra romanzi, carteggi, intimi pensieri. La rilevanza dei profumi che il Vate assegnava loro è documentata. Sono i profumi a chiudere il testamento dove il poeta dichiara i suoi intenti verso lo Stato italiano. Ciò che d'Annunzio stesso chiama "un mirabile saggio di arte notària" dove illustra i suoi intenti sul Vittoriale con l'atto di donazione datato 22 dicembre 1923 e perfezionato il 7 settembre 1930. "Batto il ferro, soffio il vetro, incido le pietre dure, interpreto i ricettari di Caterina Sforza, sottilizzo i profumi".

Di genere diverso il riferimento al profumo nel Notturno, l'opera forse più personale di d'Annunzio, in cui descrive la dolorosa convalescenza dall'incidente in missione militare: è proprio l'olfatto a guidare il risveglio dalla malattia. Un mazzo di fiori freschi ancora bagnati dalla pioggia risveglia l'immaginazione del convalescente che riconosce il profumo del giacinto che aumenta come il dolore in una scalfitura, della zagara, tanto mi piace che se nomino il profumo sento l'odore, la zagara di serra, il cui bocciolo è delicato e sensitivo come un capezzolo che teme la carezza, dell'amorino che più odora all'apice, come l'ultima falange delle dita che lavorano ai belletti.

Approfondito e mai scontato, l'interesse del poeta per il profumo deriva dallo studio di antichi ricettari rinascimentali che tuttora si trovano nella biblioteca del Vittoriale a partire dai Notandissimi Secreti dell'Arte Profumatoria, gli Experimenti di Caterina de Medici, fino al Ricettario galante del secolo XVI dove troviamo, a margine di un'antica ricetta di profumo, un appunto autografo di d'Annunzio con la formula della sua Acqua Nuntia.

Numerosi furono i profumi creati o ispirati dal poeta e anche i suoi rapporti con importanti profumieri italiani e stranieri dell'epoca, elementi che provano come il profumo sia stato importante per d'Annunzio. Ma Odorarius Magister è anche il titolo della linea di fragranze sviluppata per omaggiare il celebre poeta, sei profumi che ricalcano i nomi delle opere più famose del Vate e delle personalità che l'hanno affiancato nella sua vita: Aqva Nvntia, la visione dell'antico; Ermione, il profumo della gioia spirituale; Divina Mvsa, l'irradiazione del mistero; Il Piacere, l'inno alla voluttà felice; Notturno, l'omaggio alla bellezza della notte; Il Fuoco, l'emozione di un incendio.

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