Dalle Regioni

Maltrattamenti a bambini, processo a maestra scuola materna

Schiaffi, capelli tirati ma anche ordine di picchiare gli altri

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 23 SET - Maltrattamenti, come schiaffi e tirate di capelli, urla e minacce, di farli finire in carcere o di pubblicare sui social le foto di quelli che erano stati "cattivi", ma anche il ricorso ad alunni o alunne che le erano affidati, istigati a picchiare i compagni che a suo dire avevano comportamenti sbagliati: è il quadro che sta emergendo dal processo a una insegnante di una scuola materna della provincia di Perugia in corso davanti al tribunale del capoluogo umbro.
    Per i piccoli (di età tra tre e cinque anni) quello vissuto in classe con la donna era "un regime di vita umiliante e degradante", in base a quanto riporta il capo d'imputazione.
    L'insegnante è stata processata con il rito immediato e i genitori di alcuni dei suoi alunni si sono costituiti parte civile con gli avvocati Michele Titoli e Andrea Castori.
    Le indagini vennero avviate dai carabinieri in seguito alla denuncia di padri e madri dei piccoli insospettiti per avere notato cambiamenti nell'atteggiamento dei figli a casa. Gli investigatori eseguirono quindi delle intercettazioni ambientali piazzando tra l'altro delle micro telecamere per riprendere quanto accadeva in aula (immagini già visionate nel corso del dibattimento). In seguito all'attività dei carabinieri, l'autorità giudiziaria sospese e allontanò dalla classe l'insegnante.
    Dagli accertamenti è tra l'altro emerso che la donna utilizzava i tappi per le orecchie mentre era con i bambini o si estraniava con il cellulare, li teneva al buio, abbassando le tapparella, e alcuni di loro venivano colpiti con schiaffi o erano oggetto di tirate di capelli.
    Dall'indagine è poi emerso che la maestra aveva anche "ordinato" a uno degli alunni di picchiare un compagno.
    Un quadro accusatorio che viene ora ricostruito nel corso del processo durante il quale sono stati già sentiti diversi testimoni. Spetterà comunque al giudice stabilire l'eventuale responsabilità della donna per i fatti contestati. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it