(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 4 NOV - "Cosa rimane oggi di La
Pira? A mio avviso un'eredità profonda, sintetizzabile in tre
concetti: la politica come vocazione e non come ricerca di un
tornaconto personale; una tensione verso i poveri, gli sfruttati
e gli emarginati; una ricerca della pace internazionale
attraverso il dialogo". Lo afferma il presidente dei vescovi
italiani, Gualtiero Bassetti, sulle pagine dell'Osservatore
romano, segnalando inoltre come la fede fosse per La Pira "il
motore della sua azione che si innestava in un contesto
internazionale caratterizzato da un 'crinale apocalittico'
dominato dallo scontro tra le due superpotenze e dall'incubo
nucleare".
"Il 'sindaco santo' - scrive il card. Bassetti - è stato uno
dei simboli, non l'unico, ma sicuramente uno dei più importanti,
di una stagione nobile del cattolicesimo politico in Italia. La
stagione dello spirito costituente e della ricostruzione del
paese. La stagione di una generazione di cattolici colta, sobria
e appassionata, che aveva conosciuto i disastri del fascismo,
che combatteva il comunismo e che faceva politica come 'un
impegno di umanità e santità' senza cercare nulla per se stessi.
La Pira - ricorda ancora il presidente dei vescovi - ha vissuto
da povero ed è morto povero. Un mese dopo la morte padre Mario
Castelli, direttore di 'Aggiornamenti Sociali', ne tracciò un
profilo che iniziava con queste parole: 'Giorgio La Pira è stato
un uomo povero. Non è cosa da poco essere uomini poveri in una
società avida'".
Domani ricorrono 40 anni dalla morte di Giorgio La Pira, di
cui è avviata la causa di beatificazione: la "positio" sarà
discussa a breve dalla Congregazione per le cause dei santi,
dopo di che il Papa dovrebbe autorizzare il decreto che lo
dichiara "venerabile".(ANSA).
Bassetti,La Pira era per politica pulita
Cardinale, in epoca incubo nucleare, fu povero in società avida