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Il maglificio di Libera rischia chiusura

Dopo inaugurazione, promesse saltate. L'allarme di don Ciotti

Redazione Ansa

(ANSA) - AVELLINO, 22 SET - Un giorno di festa che segna la rivincita dello Stato: autorità politiche e istituzionali definirono con queste parole quel 21 ottobre del 2015. A Quindici, il piccolo centro del Vallo di Lauro, in provincia di Avellino, dove si è combattuta per anni una sanguinaria guerra tra i clan Cava e Graziano, quel giorno venne inaugurato il maglificio "100QuindiciPassi" che avrebbe dovuto produrre prevalentemente abbigliamento destinato alle forze dell'ordine. La sede del laboratorio tessile, affidata ai giovani dell'associazione Libera di don Luigi Ciotti, venne individuata nella villa confiscata ad Arturo Graziano, considerato il boss della omonima famiglia. Due anni dopo l'inaugurazione, alla quale insieme a don Ciotti intervenne anche la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosi Bindi, di quel progetto è rimasto quasi niente. I sette dipendenti inizialmente impegnati si sono ridotti a due e la produzione di indumenti, maglie, giubbotti destinati alle forze dell'ordine di fatto non è mai partita. Quello che doveva essere un maglificio, oggi funziona a scartamento ridotto come lavanderia per la sanificazione di lenzuola, giubbotti anti-proiettile e coperte dopo aver partecipato e vinto una gara pubblica bandita dall'Esercito italiano. Due anni fa sembrava essersi consumata la rivincita nei confronti dei clan che, oltre ad essere stati protagonisti di una faida che negli anni ha lasciato sul campo decine di morti, senza risparmiare anziani e adolescenti di entrambe le famiglie, per decenni hanno imposto la loro legge criminale sul territorio.
    Se la situazione dovesse restare quella di oggi, anche l'attività della lavanderia sembra destinata inesorabilmente a chiudere, con tutta una serie di interrogativi sulla continuazione della gestione della villa confiscata al boss. Per questo don Luigi Ciotti mercoledì prossimo 27 settembre tornerà, a Quindici, nello stesso giorno in cui parteciperà ad Avellino ad una manifestazione con Maurizio Landini e Michele Buonomo di Legambiente sulla bonifica dall'amianto del sito dell'ex Isochimica. "Certamente ci è mancata l'esperienza, sappiamo che abbiamo da imparare molto - dice Francesco Iandolo, il referente di Libera per Avellino - per questo stiamo pensando di affiancarci a realtà imprenditoriali che operano nel terzo settore. Ma delle promesse, peraltro non richieste, che sono state declamate due anni fa non abbiamo avuto il minimo riscontro". Ad adoperarsi per il futuro del maglificio "100QuindiciPassi", durante le fasi finali del lungo iter intercorso tra il sequestro e la confisca della villa bunker di Arturo Graziano, fu l'ex capo della Polizia, l'avellinese Antonio Manganelli, attraverso la proposta di commissionare alla cooperativa di Libera la confezione di indumenti destinati alla Polizia di Stato. Dopo la sua prematura scomparsa, di quella iniziativa non è rimasta traccia né seguito. Nel frattempo sono anche peggiorate le condizioni operative per tenere in vita anche le altre attività che l'associazione Libera, in quanto gestore dell'immobile, progetta. I giovani di Libera si sentono isolati, ricordano i colpi di pistola sparati contro il cancello della villa la notte che precedette l'inaugurazione del maglificio.
    Chiedono che le istituzioni siano conseguenti nell'impedire che quel segnale forte lanciato due anni fa alla criminalità, che incoraggia i cittadini ad avere fiducia nello Stato, finisca disperso.(ANSA).
   

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