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Rosario Livatino

Redazione Ansa

Rosario Livatino è stato ucciso il 21 settembre 1990 mentre da Canicattì, dove abitava con i genitori, stava raggiungendo in auto il tribunale di Agrigento, dove era addetto alla sezione delle misure di sorveglianza. Fino all'anno precedente era stato sostituto procuratore e per dieci anni aveva seguito tutte le principali inchieste sulla mafia dell'agrigentino, di Porto Empedocle e di Palma di Montechiaro. Il ‘’giudice ragazzino’’, nato a Canicattì il 3 ottobre 1952, si era laureato in Giurisprudenza all'Università di Palermo a 22 anni col massimo dei voti e la lode e, prima di entrare in magistratura, aveva vinto un concorso per vicedirettore presso la sede dell'Ufficio del Registro di Agrigento. Livatino venne ucciso dagli 'stiddari', una sorta di cosca che si voleva accreditare come clan mafioso, per lanciare un segnale di potenza militare verso Cosa Nostra e per punire un magistrato severo ed imparziale. Come esecutori dell'omicidio sono stati individuati Paolo Amico, Domenico Pace, Giovanni Avarello e Gaetano Puzzangaro, condannati all' ergastolo con sentenza definitiva. I componenti del commando sono stati individuati grazie al testimone Pietro Ivano Nava, di Sesto San Giovanni, che sopraggiunse poco dopo e vide atterrito la disperata fuga a piedi del giudice nella campagna dove uno dei sicari lo raggiunse sparandogli ancora a bruciapelo. Il 16 ottobre 2001 la Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo per Salvatore Gallea e Salvatore Calafato accusati di essere i mandanti dell'omicidio. La Curia di Agrigento ha istruito un processo canonico per la canonizzazione di Livatino, in seguito a varie segnalazioni di sacerdoti con i quali il magistrato ebbe un intenso scambio culturale e di fede. Papa Giovanni Paolo II lo ha definito martire della giustizia ed indirettamente della fede. Sulla figura di Livatino è stato girato ‘’Il giudice ragazzino’’, interpretato da Giulio Scarpati con la regia di Alessandro Di Robilant, liberamente ispirato alla storia del magistrato di Canicattì così come è raccontata in un libro di Nando Dalla Chiesa.

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