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Mce, resilienza creativa per la scuola

Una riflessione dal Movimento di Cooperazione Educativa

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 30 MAR - "La chiusura delle scuole ha un costo sociale enorme. E' venuto a mancare quello spazio per la socialità, l'educazione, l'apprendimento che per alcuni è l'unica possibilità di essere sottratti, anche se per un tempo limitato, all'abbandono educativo, al disagio familiare, perfino a carenze nutrizionali ai quali li hanno destinati le condizioni e/o la geografia della loro nascita". In questo momento difficile per il Paese, il Movimento di cooperazione educativa (Mce) propone una lettura delle implicazioni della chiusura delle scuole e della gestione della didattica a distanza sul diritto allo studio e sulla democrazia stessa.
    "Questa funzione sociale, che fa della Scuola presidio di democrazia, non può essere surrogata dalla didattica a distanza.
    Tuttavia, essa oggi si rende necessaria per mantenere il contatto con studenti, dare continuità all'esperienza di scuola come luogo, pur se virtuale, di incontro, partecipazione, attenzione e ascolto. Per mantenere vitale il sentimento di appartenenza alla comunità scolastica senza ridursi all'invio di schede e all'assegnazione di compiti. Liberarsi dal fantasma del "programma da portare avanti", dal voto, progettare percorsi che siano capaci di rispondere alle domande e ai bisogni del difficile momento che stiamo vivendo, e investire sul dialogo pedagogico e sul bisogno di 'essere visto' e di valere di ogni bambino/a, ragazzo/a", spiegano da Mce.
    "Tutti, a partire dai soggetti più fragili e in situazione di gap tecnologico, vanno messi in condizione di accedere alle proposte formative e di mantenere il contatto con gli insegnanti e il gruppo classe. L'impegno del mondo della Scuola è far sì che l'emergenza Coronavirus non diventi un 'buco nero', nel quale sparisca il diritto allo studio per tutti e per ciascuno. È necessario che i singoli, le istituzioni, le parti sociali mettano in campo il meglio di sé per adempiere ai compiti che la Costituzione assegna loro: rimuovere gli ostacoli. Non farlo, soprattutto nei casi di minori che da ancor prima del Coronavirus vivono in condizioni di povertà educative, può rappresentare in questo momento un gravissimo vulnus democratico e un'ipoteca sul futuro di tutti", prosegue la nota.
    "Uscirne insieme è la politica" scrivevano i ragazzi di don Milani: "oggi più che mai per uscirne è indispensabile una grande mobilitazione, come tante volte il nostro Paese ha dimostrato di saper fare nei momenti più critici: costruiamo micro-reti territoriali, alleanze pedagogico-politiche tra amministratori locali, associazioni di volontariato, professionali, scuole. "Trasformiamo la crisi in opportunità, tessendo reti di resilienza creativa per aiutare i territori, le famiglie, i minori a superare la crisi e per dare nuovo impulso alle pratiche di esercizio della cittadinanza. Disegneremo così un nuovo modello di sviluppo democratico".
    Il Movimento di Cooperazione Educativa è un'associazione professionale di educatori, insegnanti e dirigenti, nata in Italia nel 1951, sulle tracce del Movimento di Scuola Moderna e pedagogia attiva di Célestin Freinet. Eccol il link al sito di Mce dove si può trovare il documento: http://www.mce-fimem.it.
    (ANSA).
   

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