(di Rodolfo Calò)
(ANSA) - IL CAIRO, 27 GEN - E' da record, senza precedenti
negli ultimi 25 anni, l'entità dell'investimento che viene
annunciato domani in Libia nel comparto gas da Eni e dalla
Compagnia petrolifera nazionale libica "Noc" a margine della
visita della premier Giorgia Meloni a Tripoli.
Si tratta di otto miliardi di dollari, come aveva anticipato
tre giorni fa il presidente della Noc, Farhat Bengdara, che
nelle ultime ore ha anche sottolineato che in Libia "Il settore
energetico non vedeva un investimento di questa portata da più
di un quarto di secolo".
L'accordo riguarda due giacimenti prospicienti la costa
occidentale del Paese, ha precisato il capo della Compagnia
nazionale. La joint-venture paritetica Eni-Noc dovrebbe operare
in due aree esplorative in un blocco marino dove è già stato
scoperto gas nelle strutture "A" ed "E", circa 140 chilometri a
nord-ovest di Tripoli.
I due giacimenti hanno riserve stimate per 6 trilioni di
piedi cubi e per svilupparli saranno necessari circa tre anni e
mezzo, ha avvertito Bengdara. Al ritmo di 850 milioni di piedi
cubi al giorno, la produzione potrà andare avanti per 25 anni,
ha previsto: in metri cubi, si tratta 8,78 miliardi l'anno.
La Libia è al quinto posto nella classifica dei Paesi
africani con le maggiori riserve di gas (53 trilioni di piedi
cubi) dopo Nigeria (203), Algeria (159), Mozambico (100) ed
Egitto (63). Ma, anche se meno di quello algerino (attraverso la
Tunisia), il metano libico è molto vicino alla Sicilia: tra
Mellitah e Gela il tratto sottomarino del gasdotto GreenStream è
lungo 'solo' circa 520 km.
Costruito nel 2003-2004 da Eni, che ne è proprietaria insieme
Noc, contrattualmente la capacità di trasporto del gasdotto
verso l'Italia è 'tarata' a sei miliardi di metri cubi l'anno
che, con aggiustamenti, potrebbero essere aumentati a otto.
Nel 2022 GreenStream ha trasportato solo circa 2,5 miliardi:
si tratta di poco meno di un terzo di quanto prodotto da Eni in
Libia l'anno scorso (9,3 miliardi di metri cubi). Margini di
aumento della produzione libica per contribuire
all'affrancamento italiano dalle forniture russe - realizzando
al contempo il "Piano Mattei" per fare dell'Italia l'hub europeo
dell'energia proveniente dall'Africa - sembrano esistere: due
terzi del gas libico servono infatti per far funzionare le
centrali elettriche del Paese, un quinto alimenta l'industria e
solo un 15% va in export.
L'accordo che dovrebbe essere firmato domani è "un chiaro
messaggio alla comunità imprenditoriale internazionale che lo
Stato libico ha superato la fase dei rischi politici", ha
sostenuto Bengdara con implicito riferimento ai blocchi
petroliferi imposti dal generale Khalifa Haftar per perseguire i
propri fini egemonici. (ANSA).
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ANSA/Investimento-record di Eni in Libia, domani le firme
Operazione con la Noc da 8 miliardi, mai così tanti da 25 anni