Campania

Vescovo Acerra a Giunta, ci sia equa distribuzione rifiuti

Di Donna scrive a Regione contro autorizzazione nuovo impianto

Redazione Ansa

(ANSA) - ACERRA, 08 FEB - "Come Vescovo non mi rassegno ad un destino ineluttabile che vorrebbe condannare la nostra città a diventare un polo dell'immondizia nelle nostre terre, calpestando la salute delle persone, e continuo con speranza ad invocare tra le Istituzioni 'uomini di buona volontà' disposti a prendere a cuore le sorti di questo territorio vincendo la cecità e sordità di questi anni". Lo scrive il vescovo di Acerra (Napoli), monsignor Antonio Di Donna, in una lettera inviata alla Giunta regionale campana ed al dirigente dell'UOD Autorizzazioni ambientali e rifiuti, in vista della conferenza dei servizi, in programma domani, per discutere dell'autorizzazione a realizzare un nuovo impianto di gestione rifiuti nella città dove sorge l'unico termovalorizzatore della Campania. Il presule invoca, ancora una volta, "il principio di un'equa distribuzione su tutto il territorio degli impianti e soprattutto del carico ambientale". "Abbiamo con insistenza invocato in questi anni - sottolinea - che fosse scongiurato l'accanimento su un territorio autorevolmente dichiarato dalla scienza e dalla stessa politica 'saturo' da un punto di vista della sostenibilità ambientale. Del resto, proprio come Pastore ho toccato con mano, e continuo a farlo purtroppo, le ferite nella carne della gente provocate dallo scempio e dal dramma umanitario ambientale". Pur riconoscendo la necessità delle istituzioni di risolvere il problema del ciclo rifiuti, il vescovo afferma anche che "sono evidenti i fallimenti di una politica di gestione rimasta in questi anni prigioniera e succube di una logica emergenziale e delle pressioni economiche, dentro una visione miope di sviluppo". "Come Pastore che ascolta il grido di dolore della sua gente - conclude Di Donna - non posso tacere e sento lacerante il dovere di mantenere alta l'attenzione intorno ad una questione di vitale importanza per il futuro delle nostre terre e soprattutto delle famiglie, dei giovani e dei ragazzi che ancora vivono nelle nostre città. È una sfida sulla quale Dio e la stessa storia ci giudicheranno, perché verrà un tempo in cui saremo tutti costretti a deporre le maschere dell'interesse economico immediato, e di logiche legate esclusivamente a particelle e spartizione di territorio o accatastamenti". (ANSA).
   

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