Campania

Fuori "Maschere", il singolo di Mastafive e Signor D

Rapper-avvocato: "Rime e arringhe alla ricerca di giustizia"

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 28 APR - "Non credo alla tua lingua, credo solo alla famiglia". Parole che incarnano perfettamente l'anima del rapper Signor D, voce e penna di "Maschere", nuovo singolo realizzato insieme al producer torinese Mastafive, rilasciato dall'etichetta discografica Revolutionary Records di Battipaglia (in provincia di Salerno) e disponibile su tutte le piat-taforme streaming.
    Il microfono e la toga: tanto apparentemente distanti quanto sostanzialmente legati. "Queste due presunte rette parallele io le vedo molto vicine», racconta l'artista 37enne che re-gistrò il suo primo brano nel 2003 nello studio del celebre beatmaker Fabio Musta. «Il rap - soggiunge - è nato dalle rivendicazioni degli afroamericani costretti ad assistere inermi agli stupri subiti dalle madri e dalle sorelle, agli abusi di potere del sistema: in un quadro tanto cupo, le rime e i quattro quarti servivano a invocare giustizia». Alla maniera di un'arringa: «L'avvocato difende le persone dalle ingiustizie, il rapper fa la stessa cosa. E io sono orgoglio-so d'essere un avvocato che fa il rapper e un rapper che fa l'avvocato".
    "Maschere" suona alla stregua d'un monito: "La generazione del momento - spiega Signor D - sta tristemente adeguandosi a indossare una maschera, a pie-garsi agli standard imposti dalla società. Tutti uguali: l'ultimo tra gli influencer non fa altro che emulare il primo. Ovviamente non vale per tutti: le mosche bianche ci sono sempre. Io mi reputo una mosca trasparente». Il ritornello del brano è una motivazione, un monito a recu-perare sé stessi, la propria identità, le proprie radici: "Dovresti solo cominciare a credere in te, ora è tempo di vivere, smetterla di fingere", canta Signor D.
    L'antidoto all'omologazione? "Essere sé stessi, non un cliché: amare il tuo carattere, buttare via le maschere". (ANSA).
   

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