(di Elisabetta Stefanelli)
(ANSA) - ROMA, 26 MAR - Dall'esplosione del Vesuvio in tutto
il suo realismo alla materia lavica nelle opere di Burri e
Mancini, è un Ottocento che inizia dal Settecento con un muro di
Thomas Jones (A well in Naples) del 1782 e finisce nel Novecento
perché "un secolo non inizia e finisce in modo matematico",
spiega Sylvain Bellenger, curatore della mostra che racconta
Napoli alle Scuderie del Quirinale fino al 16 giugno. 'Napoli
Ottocento. Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi,
Sargent, Turner', sublime e materia, nel lungo titolo di questa
mostra che racconta non un città, ma un vero e proprio universo
in un secolo totalmente da riscoprire. "Una straordinaria mostra
sull'Ottocento napoletano alle Scuderie del Quirinale. Una
grande capitale internazionale ricca di arte e scienza con
grandi influenze sulla cultura europea. Oggi come ieri", ricorda
il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, dopo l'anteprima alla
presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
"Questa è una mostra coraggiosa - spiega ancora Bellenger -
prima di tutto perché trattare dell'Ottocento è coraggioso. È il
secolo più lungo e più importante per la modernità, ma
scandaloso nella testa degli storici dell'arte. Il più vivo in
Italia è poi l'Ottocento napoletano nella sua totalità, anche
politica. Sublime è il ritorno al Vesuvio, un concetto che
all'inizio di quel secolo significa terrore e meraviglia della
natura. Il concetto di materia del resto - aggiunge - si coniuga
così con quello di spiritualità e definisce l'arte napoletana
della scuola di Posillipo fino all'informale". Si parte infatti
con le varie eruzioni del vulcano che segnano il Settecento, per
passare poi all'attrazione per Pompei che mette Napoli al centro
della formazione intellettuale degli artisti europei e poi
arrivando nel golfo scoprono il mare, la luce incredibilmente
intensa, e nasce la scuola del plein air. Ed ecco allora, stanza
dopo stanza, colori, luoghi, e personalità che si susseguono con
alcuni focus tematici e alcuni su singoli artisti. C'è la
stravolgente Arca di Filippo Palizzi, dove gli animali non
fuggono dalle acque ma evidentemente da un'eruzione, quella del
Vesuvio, che riduce la terra in polvere. Ci sono i meravigliosi
paesaggi bruciati dalla luce di Giuseppe De Nittis, due piccoli
William Turner che valgono la mostra nel blu metafisico del loro
splendore, le due vedute di Gioacchino Toma, realizzate a
quattro anni di distanza nello stesso luogo.
Un discorso a parte poi vale il riflettore puntato su Edgar
Degas nel suo strettissimo rapporto con Napoli. Di origine
napoletana, aveva vissuto l'infanzia nella città e parlava
correntemente napoletano: per il curatore, infatti, che qui
propone una serie di intensi ritratti dell'artista, è proprio
l'influenza napoletana che segna la differenza e l'originalità
dell'artista rispetto alla scuola francese. La Napoli del XIX
secolo è anche riconosciuta come un'importante capitale
scientifica e qui una videoinstallazione di Stefano Gargiulo
accompagna il visitatore nella peculiarità della Stazione
Zoologica voluta da Anton Dohrn, primo centro di studio
oceanografico in Italia. Napoli è stata, terza città d'Europa,
dopo Londra e Parigi, sede di una delle più antiche università
italiane, della prima scuola di lingue orientali in Europa ad
esempio e anche l'orientalismo è oggetto di una delle
spettacolari dieci sezioni della mostra.
"Una mostra - sintetizza Mario De Simoni, direttore generale
delle Scuderie del Quirinale - concepita alla fine della
pandemia e dedicata non a caso a una delle città più vitali e
più amate, che racconta Napoli nella sua vocazione di grande
capitale e che segna una volta di più la fecondità della
presenza delle Scuderie nel sistema del ministero della Cultura,
questa volta attraverso l'organizzazione congiunta con il Museo
e Real Bosco di Capodimonte e la collaborazione con la Galleria
Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea e con la Direzione
Regionale Musei della Campania". (ANSA).
Napoli, l'Ottocento e la sorpresa Degas alle Scuderie
250 opere dal 27 marzo al 16 giugno, anteprima con Mattarella