Campania

Al Museo di Capodimonte in collezione 'Damasa' di Tosatti

Installazione dedicata ad Anna Maria Ortese al secondo piano

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 02 DIC - 'Damasa' di Gian Maria Tosatti, 'casa dell'anima' di Anna Maria Ortese, trova dimora a Capodimonte. L'installazione ambientale, il cui titolo deriva dal nome che la scrittrice diede a uno dei personaggi del romanzo sperimentale 'Il porto di Toledo', è allestita permanentemente nella sala 82 della Reggia, affacciata verso il porto, in continuità con la Sezione di Arte contemporanea, lungo il percorso espositivo dedicato al Seicento.
    L'acquisizione in collezione si è realizzata grazie al sostegno del PAC 2022-2023 - Piano per l'Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
    L'opera riproduce uno spazio domestico: in una camera unica, circondata da cumuli di cenere e di giornali bruciati. Su un vecchio pavimento, trovano spazio alcuni mobili, un letto, un tavolo e una sedia, su di essi è in corso una trasformazione: il legno, le lenzuola o un pezzo di pane mutano la loro sostanza in onice bianco.
    Con l'artista a presentare l'opera sono stati il direttore del Museo Sylvain Bellenger, curatore del progetto, Angela Tecce, Presidente della Fondazione Donnaregina, Francesca Gallo per la Galleria Lia Rumma, Luciana Berti, assistente di direzione del Museo. Esposte all'ingresso della sala le sculture 'Levriera che allatta i cagnolini' (1839) e 'Gesù Nazareno' (ante 1857), legate alla produzione dello scultore Giuseppe Vaccà, nonno materno dalla scrittrice napoletana, spesso evocato nelle sue pagine. Realizzata ed esposta a Napoli nel 2017, 'Damasa' è un tributo alla principale autrice che la città ha avuto nel suo Novecento letterario, morta in solitudine a centinaia di chilometri di distanza. La stanza trasfigurata è simile alle tante in cui ha vissuto tra Roma, Milano, Genova e Rapallo dove morì nel 1998.
    L'installazione intende restituire una casa ad Ortese in città. Quella della sua giovinezza, al porto, venne distrutta dai bombardamenti. È il 1953 l'anno della sua partenza, lo stesso in cui pubblica 'Il mare non bagna Napoli', che le costò l'emarginazione dall'ambiente culturale cittadino e un esilio forzato che non finì mai. (ANSA).
   

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