Campania

Dal 15 novembre al Mercadante in scena Circus Don Chisciotte

Di Ruggero Cappuccio con la regia di Antonio Latella

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 13 NOV - Dopo il debutto a giugno scorso nel corso del Campania Teatro Festival torna nel Teatro Mercadante a Napoli dal 15 al 26 novembre lo spettacolo Circus Don Chisciotte, testo di Ruggero Cappuccio, regia di Antonio Latella, con Marco Cacciola e Michelangelo Dalisi, scene di Giuseppe Stellato. Latella così descrive il suo lavoro in una nota di presentazione: "Se il tempo non esistesse? Se il tempo fosse solo un'invenzione degli uomini per accettare la parola fine? Se l'eterno viaggiare fosse solo un eterno finire un po'? Due uomini fuggono da loro stessi per incontrare un altro sé, nei luoghi della mente, nei luoghi abitati solo dalla parola e dalla lingua. La lingua come unica possibilità per viaggiare nell'infinito mondo, nonostante il nostro essere creature finite. Non c'è un servo e un padrone, non c'è un intellettuale e un uomo del popolo, c'è un solo uomo che sa essere entrambi gli uomini, entrambe le possibilità che la vita ci ha dato: una attraverso la letteratura che si fa vita, l'altra attraverso la vita che si fa letteratura".
    E ancora: "Essere colti ed essere meravigliosamente ignoranti. Due lati della stessa medaglia. Due esistenze che si incontrano in una discarica, dove la discarica può essere solo una grande metafora di quel posto che sta prima dell'inizio di quella divina commedia che è la vita stessa, un posto dove la speranza viene lasciata, perché sperare non ha più senso. Penso a un luogo dove gli anziani vanno a leggere su un tabellone elettronico la distanza del loro ultimo viaggio, ma come per incanto quella parola non arriverà mai, perché alla fine non c'è un ultimo luogo, non esiste e non può esistere, perché noi siamo il luogo di noi stessi, noi siamo la prima ed ultima stazione.
    Il più grande dono che ci è stato dato è la parola, dalla parola noi abbiamo fatto lingua, il nostro eterno viaggiare. Il dono più prezioso che abbiamo sono le infinite moltitudini che le particelle (lettere dell'alfabeto) ci danno combinandosi in infiniti modi. Ogni lettera dell'alfabeto è una stazione del nostro stare al mondo, ogni parola una forchettata di spaghetti aglio olio e peperoncino". (ANSA).
   

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