Campania

Un ristorante, ecco la "nuova Whirlpool" di Paolo

Era addetto alla sicurezza, ora prepara piatti di pesce

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 30 GIU - La "nuova Whirlpool" di Paolo Brancaccio si chiama "L'Antro Divino". Un piccolo ristorante che ogni giorno fa piatti di pesce e onora la cucina tradizionale napoletana. Per gli appassionati del food è già un punto di riferimento.
    La "nuova Whirlpool" di Paolo, che faceva l'addetto alla sicurezza dello stabilimento di via Argine, si trova a Baia. E' uno dei 430 lavoratori buttati fuori dalla fabbrica. "Ho voluto dimostrare alla Whirlpool - confessa oggi - che è possibile fare impresa restando umani, che i lavoratori vanno trattati come meritano e non abbandonati senza scrupolo".
    Paolo viene assunto alla Whirlpool di Napoli nel 2000. Dopo appena tre mesi in catena di montaggio, la direzione gli propone di passare alla security. Tutto fila liscio fino al 31 maggio del 2019, quando la Whirlpool comunica la decisione di chiudere la produzione a via Argine. "Eravamo considerati un'isola felice dell'industria partenopea - aggiunge - un esempio positivo nel rapporto classico tra padrone e lavoratore. Da noi non ci sono mai state forti contrapposizioni, eravamo una grande famiglia.
    Per questo, forse, il tradimento ha provocato ferite ancor più profonde".
    In questa nuova, piccola impresa, Paolo è accompagnato dalla moglie Anna Di Meo che, con lo chef Nicola Scotto Di Luzio, prepara l'accoglienza e il menu per i clienti.
    "Nel mese di ottobre del 2019 abbiamo deciso di fittare un locale, dove prima c'era una rosticceria e trasformarlo in ristorante. Certo, la location è piccolina ma sufficiente a sviluppare la nostra idea di ristorazione, sostenibile dal punto di vista umano e alla portata di tutte le tasche". Ci sono i crudi di mare e tanti piatti della tradizione partenopea. "La mia clientela è, per almeno il 30 per cento, composta dai miei compagni della Whirlpool. Spesso restiamo a tavola a chiacchierare dopo cena e a ricordare i tempi belli in fabbrica". Anche per le origini operaie della sua famiglia, Paolo ha detto no, così come gli altri, al trasferimento allo stabilimento di Varese, decidendo di scommettere su se stesso: "Non volevo stare fermo ad aspettare. Abbiamo affrontato le difficoltà e oggi siamo qui a preparare piatti, orgogliosi di quello che abbiamo costruito". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it