Campania

Libri: ecco 'Virgilio' a cura di Mario Lentano

Biografia del massimo poeta latino di ogni tempo

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 15 GIU - I biografi che ne scrissero, in seguito, raccontarono che Virgilio nacque il quindici di ottobre del 70 avanti Cristo, in un canale, accanto a una stradina di campagna che conduceva al villaggio di Ades, non lontano da Mantova. La madre, Màgia Polla, si sgravò da sola del pargoletto, mentre il marito Marone Figulo se ne stava in disparte aspettando che tutto fosse finito. Esce, per i tipi di "Salerno Editore" e firmato da Mario Lentano, professore associato di Lingua e Letteratura Latina all'Università di Siena e membro del Centro antropologia e mondo antico", "Virgilio" (236 p. 22 Euro) uno dei più interessanti saggi mai proposti sulla vita del massimo poeta latino di ogni tempo: Publio Virgilio Marone. Polla era figlia di un viator, sorta di segretario di un magistrato locale, il padre, secondo alcuni era un bracciante a giornata, che negli anni aveva fatto fortuna con l'acquisto di terreni boschivi e l'allevamento delle api; per altri, invece, era un vasaio. Non poteva vantare, dunque, quarti di nobiltà, il poeta. Eppure, come riporta Lentano nella biografia, alcuni accadimenti: un rametto di pioppo messo a dimora nel punto del parto, come voleva l'uso antico, e cresciuto in pochissimo tempo quanto i pioppi messi a dimora anni prima e il fatto che il pargolo non avesse pianto appena dopo nato ma anzi avesse sorriso, facevano presagire un futuro luminoso per il piccolo mantovano. Accattivante, dunque, mai noioso, il "Virgilio" di Lentano, nonostante sia diretto a un pubblico fatto di studenti universitari e sia un testo pregevole per la trattazione scientifica della vita e delle opere del poeta, appare godibilissimo anche per un lettore comune. Infatti il testo ripercorre per intero la parabola del massimo poeta latino, intrecciando all'analisi dell'opera di Virgilio una puntuale ricostruzione della sua biografia inserita nel periodo storico in cui essa si sviluppò. Ovvero tra la fine della repubblica e l'avvento dell'impero. Autore di testi quali le "Bucoliche", le "Georgiche" e l' "Eneide", il poema cui il "mantovano" dedica gli ultimi dieci anni della sua vita e che resterà privo della revisione finale per la morte improvvisa del suo autore, Virgilio, che visse buona parte della sua vita a Napoli, conoscendo gli epicurei ercolanesi: Filodemo di Gadara, Lucio Vario Rufo, Plozio Tucca, dei quali forse frequentò il cenacolo nella villa dei Pisoni o dei Papiri, a Ercolano, muore a Brindisi, il 21 settembre del 19 a.C. dopo un'agonia di pochi giorni. Le sue ossa vennero portate a Napoli, da sempre la città più amata, e collocate in un sepolcro all'esterno della cinta muraria, all'incirca al secondo miglio della via per Pozzuoli, inutilmente cercato nel corso dei secoli. Sulla lapide che lo ornava sarebbe stato inciso un epitaffio in versi, un elegante distico elegiaco che qualcuno immaginò dettato da Virgilio stesso sul letto di morte: Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc / Parthenope; cecini pascua rura duces. Ovvero « Mantova mi ha generato, mi rapirono i Calabri, Napoli / ora mi tiene: cantai pascoli, campi, condottieri».(ANSA).
   

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