Campania

Napoli Eden, arte e creatività nei quartieri spagnoli

Annalaura di Luggo racconta le sue sculture in alluminio

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 15 GEN - NAPOLI EDEN di Bruno Colella, è un documentario in cui l'artista napoletana Annalaura di Luggo racconta in prima persona l'installazione di quattro sue gigantesche sculture in alluminio, in altrettanti luoghi simbolici di Napoli: Piazza Municipio, Galleria Umberto I, Largo Santa Caterina e Largo Baracche. Già vincitore di otto Premi Internazionali sarà visibile sulla piattaforma del Ministero della cultura www.itsart.tv al link Napoli Eden Streaming - Guarda subito in HD - ITsART Arte e Cultura Italiana. Cosa si vede in NAPOLI EDEN? Il grande sforzo organizzativo e creativo della di Luggo per promuovere queste sculture, non a caso in alluminio ("il materiale riciclabile per eccellenza"), con l'aiuto di un gruppo di scugnizzi dei quartieri spagnoli, riuniti da Salvatore Iodice nel suo laboratorio 'Miniera'. Tutti ragazzini dei vicoli dietro via Toledo che dopo aver accettato questa inedita collaborazione con la donna, riscatteranno se stessi con questo lavoro di apprendisti. Ma nel documentario, centrale è sempre la figura di questa artista che, per costruire le sue opere, gira per i depositi in cerca di scarti di alluminio e fotografa, con una particolare macchina fotografica, le iridi dei passanti (una sua ossessione artistica). Intanto i ragazzini raccolgono giocattoli ed altri rifiuti abbandonati accanto ai cassonetti per trasformarli in sculture grazie anche alla guida del loro maestro-falegname Salvatore. Nel documentario proprio quegli scugnizzi abituati a rubare l'albero di Natale installato ogni anno in Galleria Umberto, si trovano così, al contrario, a costruirne uno in alluminio da dover poi anche proteggere. L'ex soprintendente ai beni culturali di Napoli, Luciano Garella, i musicisti Eugenio Bennato e Enzo Gragnaniello, il curatore Francesco Gallo Mazzeo, gli attori Nino Frassica e Patrizio Rispo, insieme al film-maker di Hollywood Stanley Isaacs, sono alcuni dei nomi che hanno prestato la loro immagine in questo documentario firmato da Bruno Colella. (ANSA).
   

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