(ANSA) - PAESTUM, 16 NOV - A più di quattro anni dalla
tragedia che vide la devastazione del sito archeologico di
Palmira, e la barbara uccisione del suo direttore, l'archeologo
Khaled al Asaad, lentamente, la Siria della cultura comincia a
rialzare la testa. La scorsa settimana, racconta alla Borsa del
turismo archeologico di Paestum l'archeologo Paolo Matthiae, ha
riaperto le porte, rinnovato e modernizzato, lo splendido museo
di Aleppo, "forse il più importante del Paese, almeno per le
opere del periodo pre-classico".
E tra gli operatori, gli studenti, persino la gente più
semplice, sottolinea commosso lo scopritore di Ebla, "si
percepisce un entusiasmo che emoziona". Non è ancora così,
purtroppo, nella Palmira di Khaled al Asaad, dove il parco
archeologico per il quale il grande direttore sacrificò la vita
porta i segni feroci delle mutilazioni inferte dall'Isis. Anche
lì però, anche a Palmira, fa notare Mohamad Saleh, ultimo
direttore dell'Ufficio del Turismo, qualcosa si muove: "Trecento
famiglie sono tornate in città, è stata riallacciata l'acqua,
ripristinata l'elettricità, sono state aperte due scuole e anche
qualche negozio".
La vita tenta, lentamente di tornare alla normalità anche se
il parco archeologico rimane sfregiato ("Ci sono tornato una
sola volta- dice Saleh- terribile vederlo senza il grande tempio
di Bahl") e anche se è impossibile dimenticare. Anzi,"Non si
deve" avverte commosso Mounir Bouchenaki, archeologo algerino,
per tanti anni presidente dell commissione Unesco e poi
dell'Iccr: "Non si deve dimenticare la distruzione di Palmira
così come non si deve dimenticare l'attacco al Museo del Bardo,
che furono strage di persone e di monumenti ma anche di tanti
operatori della cultura". (ANSA).
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