Campania

'La figliata', corto di Slobodanka Ciric contro l'omofobia

In anteprima a convegno su bilinguismo italo-napoletano

'A figliata, di e con Slobodanka Ciric

Redazione Ansa

L’ultima sfida di Slobodanka Ciric, scrittrice, poetessa, saggista e traduttrice di origine serba, “La figliata”, un docu-corto tratto dal suo libro “Napoli senza riSerbo”, e realizzato da Sly Production con la regia di Silvestro Marino, va contro ogni sorta di omofobia, pregiudizi e discriminazioni, portando in scena la 'figliata' dei 'femminielli'. “Da Musa ispiratrice a protagonista di arte performativa, il femminiello napoletano ha avuto da sempre un posto stabile sul palcoscenico culturale dei Quartieri”, ricorda l'autrice e continua: “Per quanto si voglia dare una collocazione romantica a questa figura di natura dualistica che come la città, è una sorta di Giano bifronte, il femminiello napoletano rimane un enigma. A detta degli studiosi, le sue radici potrebbero alchemicamente risalire a Rebis - cosa doppia, ossia unione degli opposti o compresenza del Maschile e Femminile. Allo stesso modo, mitologicamente, potrebbe essere visto come Ermafrodito, per i Greci culmine della meraviglia perché figlio della bellezza, rappresentata dalla dea Afrodite e del dio Ermes, messaggero degli dei e grande amante. Potrebbe anche benissimo rimandare al terzo sesso, l’illusione originaria per cui maschile e femminile possono coesistere in un ‘uno’ platonico”. Ciric non ha la cittadinanza onoraria come Ferzan Ozpetek, meritatamente conquistata con “Napoli velata”, né può vantare il cast prestigioso di Liliana Cavani, con Marcello Mastroianni nel ruolo di Malaparte tratto da “La pelle”, i due film che in una delle scene trattano l’argomento della figliata. Tuttavia, vivendo da trent’anni tra la classe dei letterati e i rioni popolari, il suo rapporto con i napoletani si è distanziato dagli stereotipi trasformandosi in immersione nella cultura locale. A differenza di Ozpetek e della Cavani, la figliata di Ciric non è il richiamo del mito platonico, né del rito della fecondità legato all’antico culto della Grande Madre Cibele, non è neanche espressamente il folclore, ma l’amara testimonianza del periodo storico del dopoguerra, che fa tornare alla memoria la vergogna e l’infame mercimonio delle AM-lire e del fenomeno della fertilità post-bellica esplosa come conseguenza degli amori di signurine napoletane e soldati afroamericani. Nel cast: Patrizio Rispo, Alan de Luca, Antonella Cioli, Tarantina, Patty e la gente “ca senza cuncierto scenne p’ ‘e strate e sape recita’ nella cornice millenaria dei Quartieri, “‘nu teatro antico, sempre apierto”. Il docu-corto sarà presentato in anteprima il 5 luglio al Museo del Mare nell'ambito di un convegno in programma dalle 17.30 sul bilinguismo nel sistema educativo napoletano: con Slobodanka Ciric interverranno Paolo La Motta, Francesca Rondinella, Massimiliano Canzanella e Barbara Lombardi. Obiettivo del convegno è promuovere 'una pedagogia del civismo inclusivo e coesivo’, evidenziando i vantaggi per l'apprendimento degli studenti offerti da una formazione che, in un'epoca di multilinguismo, valorizzi accanto alla lingua italiana la conoscenza e l'approfondimento di quella napoletana.

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