Campania

'Sette Minuti', il dramma dei migranti

L'opera di Luisa Guarro, 'affrontano morte per non morire'

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 9 OTT - Il dramma dei migranti, il viaggio tra mille difficoltà, le incertezze sul futuro dopo un passato e un presente vissuto con tribolazioni: ecco 'Sette Minuti', nell'ambito del Pompei Lab, uno spettacolo scritto e diretto da Luisa Guarro, e liberamente ispirato al romanzo di Gassan Kanafani 'Uomini sotto il sole'.
    'Sette Minuti' è la storia di tre clandestini e un carovaniere che tentano di arrivare da Bassora al Kuwait attraverso il deserto iracheno. Lo spettacolo ruota proprio attorno alla pianificazione e alla realizzazione del terribile viaggio.
    'Gli uomini sotto il sole' di Kanafani sono Abu Qais, Asad e Marwan, un vecchio, un uomo e un ragazzino palestinesi, fuggiti dai campi profughi per cercare lavoro in Kuwait. Tre clandestini che, con il loro carovaniere, si addentrano nel deserto, sotto il sole cocente. Ma 'uomini sotto il sole' - nell'interpretazione della Guarro - sono anche gli uomini in quanto tali, abitanti della terra su cui picchia il sole, ad essi sembra rivolto un monitouniversale: che nessuno sia debole ed inerme, che nessuno si faccia cogliere privo di forze dal percolo di morte. E ancora, 'uomini sotto il sole' sono tutti gli uomini disperati che, sotto il sole, alla sua luce, ovvero al cospetto della consapevolezza e della responsabilità di tutti, ''affrontano la morte per non morire''. Dal romanzo di Gassan Kanafani uno spettacolo nel quale lo spettacolo rivolto all'uomo ''non si complica con analisi sofisticate'', tutta la riflessione è rimandata all'osservatore, spettatore di una vicenda narrata e agita senza anteporre commento. L'unica considerazione da cui si parte è che, posto di fronte a scelte estreme ed obbligate, in condizioni nelle quali la morte è questione in tempo breve, ''l'uomo è nudo e semplicemente uomo, ha sete, fame, di cibo e di aria, ha speranza e paura e la sua fragilità è quella di ciascuno. Rispetto a quell'uomo, chiunque egli sia, rispetto alla sua vita, ogni altro uomo è responsabile, come il genitore di una fiammella, portata in un fragile grembo di vetro''. Dice Luisa Guarro: ''il racconto di Gassan Kanafani termina con una domanda aperta e irragionevole e nello spettacolo tentiamo di dare ad essa una risposta semplice e meccanica, al fine di ridurre la questione alla sua elementare essenza; perchè un uomo non soccomba di fronte al pericolo di morte, è necessario che non si trovi mai in una condizione di totale debolezza, senza forze, mai totalmente inerme. Questa la logica risposta a quella domanda irragionevole, risposta che rivela la poetica di Gassan Kanafani e il suo spirito di attivista, promotore della resistenza palestinese, tanto più incisivo e pericoloso quanto più poetico e umano. Fu ucciso dal Mossad nel 1972 a soli 36 anni''.''.
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it