Calabria

Tentano di far ritrattare la denuncia per abusi sessuali e inducono la vittima al suicidio

Ai domiciliari quattro familiari di una giovane. L'episodio in Calabria

Redazione Ansa

Avrebbero tentato di persuadere una giovane vittima di violenza sessuale, loro familiare, a ritrattare la denuncia degli abusi subiti che aveva portato all'identificazione di 20 persone, alcuni anche minori, legati da vincoli di parentela a esponenti di vertice di cosche di 'ndrangheta.

Quattro persone, due donne e due uomini, sono stati arrestati e posti ai domiciliari dagli agenti della Polizia di Stato di Palmi e Reggio Calabria per i reati di violenza o minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia. Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di un'ordinanza emessa dal Tribunale di Palmi. L'attività investigativa che ha portato agli arresti di oggi è collegata all'operazione "Masnada" coordinata dalla Procura di Palmi e nell'ambito della quale, nello scorso mese di novembre, la polizia di Stato ha arrestato tre "rampolli" di 'ndrangheta e il figlio di un amministratore locale. Erano stati, inoltre, individuati una ventina di soggetti, alcuni dei quali minorenni, che in qualche modo, stando alle indagini, avevano partecipato alle violenze sessuali di gruppo. Dopo il blitz del commissariato di Palmi eseguito nelle scorse settimane, contro i presunti componenti del branco, adesso l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, su richiesta del procuratore Emanuele Crescenti, nei confronti dei familiari di una delle due vittime. Ai domiciliari sono finiti il fratello e la sorella della ragazza abusata dal branco, assieme ai loro rispettivi compagni. Proseguendo le indagini dell'inchiesta "Masnada", infatti, i poliziotti hanno accertato vari e reiterati episodi di vessazione subìti dalla ragazza da parte dei propri familiari che, contrari alla sua scelta di denunciare, hanno costantemente tentato di ostacolarne la collaborazione con gli investigatori cercando di farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all'autorità giudiziaria.

Sarebbe stata addirittura "invitata" a suicidarsi dai parenti, che le avrebbero pure disattivato la scheda telefonica del cellulare, simulandone uno smarrimento, la giovane vittima di abusi sessuali nel Reggino che alcuni parenti avrebbero tentato di dissuadere a confermare le denunce degli abusi subiti. E' quanto, riferiscono gli investigatori, emerso dalle indagini. Inoltre, gli indagati, avrebbero anche tentato di costringerla a sottoporsi a visita psichiatrica, con l'intento di ottenere una certificazione medica attestante la non capacità di intendere e di volere, rendendone inutilizzabili ed inattendibili le dichiarazioni.

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