Calabria

Figlia contesa: difesa assistente sociale 'sempre corretta'

'Nessun legame di parentela, ha relazionato all'Asp competente'

Redazione Ansa

(ANSA) - BOLOGNA, 16 LUG - "La mia assistita opera sul territorio da circa 40 anni e nel corso della sua lunga carriera si è sempre distinta per correttezza e professionalità, operando in scienza e coscienza sempre e comunque ed avendo sempre a cuore le problematiche delle centinaia per non dire migliaia di minori dei cui casi si è trovata ad occuparsi". Lo dice l'avvocato Rossella Virdò, che difende un'assistente sociale calabrese, accusata da una donna di 'abuso di potere' e complicità con i nonni paterni nell'escluderla dalle relazioni con la figlia che, aveva denunciato il legale della madre, Massimo Bambara, non poteva vedere da tre mesi. La piccola è affidata ai genitori dell'ex compagno, denunciato per violenze, prima in Emilia e poi in Calabria.
    Della vicenda, spiega l'avvocato Virdò, si è da tempo interessata l'Asp di competenza, cui l'assistente sociale ha "esaustivamente relazionato" e che, quindi, "ha già avuto modo di rendersi conto dell'assoluta regolarità e correttezza del suo operato". E ancora: "Esistevano ed esistono forti e probanti elementi documentali a sostegno delle decisioni assunte", prosegue Virdò, confermando "in pieno ogni singolo aspetto ivi compreso quello inerente la presenza di criticità nelle condizioni generali di salute della minore". L'avvocato smentisce quanto riportato da notizie di stampa, cioè una parentela con la famiglia dei nonni paterni, da cui la piccola al momento "per decisione, è bene sottolinearlo, non assunta" dall'assistente sociale "è collocata". Per quanto riguarda il lockdown, "che qualcuno si è affrettato con troppa superficialità a considerare una scusa per impedire, o perlomeno, ostacolare, contatti di presenza tra la minore e la madre", il legale ricorda la presenza di una norma emergenziale.
    Non c'è stato "nessun ostacolo o impedimento, dunque" ma "semplice rispetto della normativa d'urgenza in vigore".
    "La mia assistita - conclude - non si è mai dimessa dall'incarico ma, dietro sollecitazione della propria amministrazione di appartenenza, si è semplicemente limitata (prima della fine del mese di maggio) a conferire la pratica, insieme alle altre in quel momento affidatele, ai servizi sociali comunali competenti sin dall'inizio a curare il caso".
    (ANSA).
   

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