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Turismo: Alto Egitto in crisi, si punta su settore estrattivo

Governatore Assuan,cerchiamo alternative per chi ha perso lavoro

Il Nilo ad Assuan

Redazione Ansa

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - ASSUAN (EGITTO), 9 DIC - ''Chi beve l'acqua del Nilo, ritorna''. Un detto a cui in molti, in Egitto, si sforzano di credere. Soprattutto le centinaia e centinaia di albergatori, armatori, ristoratori, artigiani, barcaioli, piccoli commercianti, ambulanti e vetturini del Sud. Ormai allo stremo delle forze, spesso costretti a cambiare mestiere, sperano nel ritorno dei turisti che, dopo il recente schianto nel Sinai dell'Airbus russo, si sono fatti ancora più radi. Da Luxor fin giù ad Assuan, lungo le rive del Nilo - che in questo tratto si fa più ampio, punteggiato di isolotti lussureggianti, ricoperti di palmeti e alberi di mango - la situazione economica è drammatica. ''Su di 1 milione 400 mila abitanti in tutta la provincia di Assuan - spiega il governatore, Mostafa Yousry - il 60% lavora nel turismo e il restante 40% nell'agricoltura.

Coltivazioni di canna da zucchero, per lo più''. I riflessi della rivoluzione del 2011 qui sono stati devastanti. Ai tempi d'oro, ricorda, non c'era una stanza libera in tutta Assuan.

''Oggi siamo al 25% della nostra capacità ricettiva''. Su circa 300 navi da crociera che un tempo solcavano il Nilo, ora in funzione ve ne sono al massimo una decina. A bordo, soprattutto britannici e tedeschi, e un discreto plotone di cinesi. Cifre impietose anche all'uscita dei maggiori siti: da Luxor a Karnak, da Edfu a Kom Ombo fin giù alla Grande diga. La desolazione ai botteghini è totale. Dalla Valle dei Re che fra le tombe più note annovera quelle di Tutankhamon (assai spoglia ma ancora piena di fascino) di Thutmosi III (scavata nella roccia, che pur essendo rimasta incompleta al suo interno custodisce pareti ancora dipinte) o quella di Merenptah (che conserva ancora intatti e dipinti i suoi bassorilievi), oggi ''vengono staccati circa 3 mila biglietti al giorno. Prima della rivoluzione del 2011 le entrate erano circa 7 mila'', fanno sapere i custodi. Ad Aswan le cose non vanno certo meglio. Decine di saracinesche abbassate, imbarcadero semi-deserti, venditori di souvenir diventati molesti dalla disperazione. Per questo motivo spiega Yousry, ''da due anni abbiamo iniziato a diversificare, sviluppando il settore estrattivo: granito, ferro, fosfato. Le nostre riserve ammontano a diversi milioni di metri cubi (700 di granito, 600 di fosfato e 420 di ferro)''. Nelle intenzioni delle autorità, l'idea è di realizzare nuove zone industriali ''creando così posti di lavoro e dando un'alternativa a questa gente''. Insieme ai coreani, prosegue, ''stiamo per realizzare una fabbrica di granito che sarà la più importante del Medio Oriente''. Per adesso, però, le sorti economiche dell'Alto Egitto rimangono legate alle garanzie di sicurezza che il governo centrale saprà dare ai turisti. ''Quanto accade nel Sinai (ossia gli ultimi attacchi contro un hotel a El Arish o contro le forze armate egiziane in altre parti della penisola, ndr) accadrà ancora. Ce lo aspettiamo'', conclude il governatore. L'Egitto, però, e in particolare i suoi gioielli più preziosi - disseminati lungo la valle del Nilo fino alla Nubia - non meritano di pagare più di quanto non abbiano già fatto. Malgrado lo 'sconsiglio' della Farnesina rimanga su tutto il Sinai - tranne Sharm El Sheikh - l'Egitto classico, ovvero quello faraonico - come anche la costa africana del Mar Rosso - ne è stato escluso. Di italiani, però, dicono in molti - guide, vetturini, commercianti - ''non se ne vedono più''. Eppure passeggiando per le stradine polverose di Luxor e tra le maestose vestigia del tempio di Philae dedicato alla dea Iside, o ammirando i reperti del prezioso Museo Nubiano di Assuan, la tensione e l'apprensione si riducono fino a dissolversi nell'aria calda e soleggiata di un giorno qualsiasi di dicembre.

(ANSAmed).

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