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Turismo: gli Eau sono sempre più 'Chinese-friendly'

Una strategia che paga: turisti cinesi in aumento vertiginoso

Armani Hotel Dubai

Redazione Ansa

 Zuppa di noodle nel buffet della colazione e staff cinese in aumento: sono solo alcune delle accortezze messe in campo dagli hotel degli Emirati Arabi Uniti per attirare i turisti cinesi. Una strategia che - numeri alla mano - sta già pagando. A Dubai, per esempio, nel 2014 i visitatori cinesi sono aumentati del 25% rispetto all'anno precedente. In totale, si tratta di circa 345mila presenze, stando ai dati dell'agenzia per la promozione turistica del Paese (la Dubai Corporation for Tourism and Commerce Marketing-Dtcm), che di recente ha aperto tre nuovi uffici in Cina. E questa cifra è destinata a raddoppiare entro il 2023, sostengono gli esperti dell'Intercontinental Hotels Group, che hanno studiato la questione insieme alla Oxford Economics, il centro ricerche collegato alla celebre università britannica. La previsione tiene conto anche del fatto che oggi, se da una parte i cinesi viaggiano molto - sono tra i principali gruppi nazionali a fare turismo -, dall'altra solo il 5% della popolazione detiene un passaporto. In altre parole, al momento gran parte del potenziale di spesa dei turisti cinesi resta in Cina; ma questo significa anche che per il turismo internazionale ci sono ampi margini di crescita. Gli Emirati stanno dunque giocando d'anticipo, attrezzando a dovere le proprie strutture alberghiere e turistiche. Gli analisti concordano nell'individuare negli Eau la destinazione favorita dai cinesi che visiteranno Medio Oriente e Nord Africa nel futuro prossimo. Abu Dhabi dovrebbe arrivare ad accogliere, di qui al 2023, 177mila turisti cinesi: vale a dire, il 300% in più rispetto al 2014, con una permanenza media di 3.2 notti.

Nemmeno mete tradizionalmente molto popolari tra i viaggiatori cinesi, come Londra, Parigi o Sydney, riusciranno a fare altrettanto bene.

C'è poi un altro elemento che spinge i giornali e media emiratini a definire il turismo cinese 'il biglietto d'oro della lotteria': in media, la permanenza dei cinesi è più lunga rispetto a quella degli altri stranieri. "I cinesi non sono turisti da un evento, una visita e via", ha spiegato il sito d'informazione di Dubai arabianbusiness.com. Al contrario: "Vogliono capire il posto in cui si trovano e girarne i dintorni; si prendono il loro tempo".

E con un Pil pro capite che cresce del 10% annuo - su una popolazione totale che conta circa 1.3 miliardi di persone - si capisce facilmente come mai gli hotel di Dubai, Abu Dhabi e degli altri emirati ce la stiano mettendo tutta per essere 'Chinese-ready'. (ANSAmed)

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