(di Cinzia Conti)
(ANSAmed) - ROMA, 26 NOV - Sono giovani, colti, tecnologici e
ricchi. Viaggiano 12 mesi l'anno e l'Italia è uno dei Paesi in
cima ai loro desideri anche perché, se non bastassero Colosseo e
shopping di lusso, a Roma c'è la più grande moschea d'Europa. Ma
lamentano l'assenza di servizi e pacchetti a loro dedicati, in
particolar modo la possibilità di cibarsi secondo la loro regola
alimentare Halal (paraola araba che significa "lecito"), e per
questo snobbano il Belpaese a favore di altri paesi europei
(Francia, Germania, Spagna ma addirittura paesi scandinavi).
L'identikit del "turista musulmano" emerge alla presentazione
del progetto "Italia Bayti" (Italia casa mia) organizzato per
sensibilizzare il Belpaese sull'accoglienza del cliente
mediorientale e in più in generale proveniente da uno dei 57
Paesi dell'Organization for Islamic Cooperation (Oic).
Un segmento del settore non trascurabile considerando che da
10 anni il turismo "muslim friendly" cresce del 5% annuo contro
il 3.8% del turismo internazionale e che nel 2013 valeva nel
mondo 126 miliardi di dollari (il 12.3 del totale della spesa
del turismo nel mondo). Inoltre sono turisti che hanno una
grande capacità di spesa, basta considerare che il turista
saudita è quello che nel mondo spende di più in assoluto (dai 10
ai 100 mila euro l'anno) in viaggi e vacanze.
La maggior parte delle richieste provengono da Arabia
Saudita, Iran, Emirati Arabi, Indonesia, Kuwait ma c'è anche un
gran segmento di mercato per quei musulmani che vivono in
ambienti non islamici, come ad esempio Francia e Germania. Le
top destination sono Malesia, Turchia, Emirati seguite da
Singapore, Russia, Cina, Francia, Thailandia e anche Italia, che
però ha potenzialità veramente molto maggiori.
"Un mese fa a Granada - spiega Anna Maria Aisha Tiozzo,
vicepresidente di Confassociazioni e presidente di Whad (World
Halal Development) - c'è stato il primo congresso europeo sul
turismo Halal. Hanno criteri molto stretti che prevedono
strutture dedicate per i turisti musulmani (no alcol, cucina
Halal, piscine e altri luoghi separati per uomini e donne,
luoghi di preghiera, niente musica e tv): qui in Italia è una
"mission impossible". Non siamo pronti e forse neanche adatti e
forse i turisti nemmeno ce lo chiedono. Quello che lamentano è
invece una serie di servizi per loro essenziali e un
atteggiamento muslim friendly, su cui possiamo e dobbiamo fare
molto di più. Per questo con Whad abbiamo istituito un programma
di formazione e certificazione rivolto a tutto il mondo del
turismo finalizzato al rating da parte di enti internazionali,
che presenteremo anche alla Bit".
Per il 67% dei viaggiatori islamici l'esigenza irrinunciabile
è il cibo Halal seguito da un prezzo congruo (53%) e da un
atteggiamento muslim friendly (49%) anche verso le famiglie.
Apprezzano poi luoghi adatti per le loro preghiere, personale e
guide che parlano arabo ma almeno inglese. Inoltre in Italia
cercano la montagna e il lago (per loro una novità), gli sport
d'elite (ippica e golf in testa), lo shopping (made in Italy e
lusso), il settore medico, di bellezza e delle spa. Sarebbero
anche disposti ad apprezzare la cucina italiana, purché Halal.
"In Italia - dice Giuseppe Sarnella, presidente di
Confimprese Turismo Italia - ci sono 56 milioni di ct di calcio
e 56 milioni di esperti di turismo ma i passi fatti per
migliorare questo settore non ci sono: Non ci possiamo più
accontentare del turismo tradizionale". (ANSAmed).
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Cresce turismo 'muslim friendly', mete italiane più cercate
Vale 126 miliardi di dollari, ma Italia ancora indietro