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Israele: in Galilea fiorisce il turismo dei kibbutz

Divenuti resort di lusso si affiancano a pellegrinaggi cristiani

Il sito del battesimo di Gesù creato dal kibbutz di Kinneret

Redazione Ansa

(di Elisa Pinna).

(ANSAmed) - TIBERIADE (GALILEA), 24 NOV - L'epopea dei kibbutz, con i loro giovani pionieri dallo sguardo fiero e dal ciuffo ribelle, è ormai lontana. Il sogno di realizzare in Israele un collettivismo socialista è svanito da un pezzo. Tuttavia molti kibbutz, lungo le rive del lago di Tiberiade, si sono riconvertiti a splendidi resort turistici che accolgono ogni anno centinaia di migliaia di visitatori, aggiungendo così un tassello diverso ai tanti motivi di richiamo, soprattutto religiosi, della Galilea. Il primo kibbutz (in italiano 'raggruppamento') a trasformarsi in albergo fu Ginofar - a pochi chilometri da Magdala - nel 1964, prima che il giovane Stato di Israele combattesse ancora tante battaglie per la sua sopravvivenza. Gli abitanti di Ginofar diedero l'addio alla vita collettiva, ai dormitori in comune per i bambini, all'ateismo, ed aprirono un resort che introdusse immediatamente, per ragioni di business verso un pubblico religioso, il cibo kosher, come racconta ad ANSAmed l'attuale direttore del complesso, il sessantaduenne Roni Manor. Oggi è un magnifico albergo che ospita 135 mila turisti all'anno, tra cui 6 mila italiani, e dove lavorano arabi, drusi, beduini israeliani. Ginofar, tra l'altro, si dotò di una piccola sinagoga e ne sta progettando una più grande.

Attorno al lago, che si apre come una gemma tra le colline di basalto ad occidente e le alture del Golan ad oriente, sono disseminati kibbutz turistici tra chiese e monasteri che segnano i luoghi della predicazione di Gesù. Il kibbutz di Kinneret, dove nacquero molti padri fondatori dello Stato di Israele, ha addirittura aperto un nuovo sito del battesimo di Gesù sul fiume Giordano, dato che quello storico, in territorio palestinese, è ormai inaccessibile per divieto militare. La struttura si presenta come un centro ricreativo di lusso con docce, spogliatoi, vesti bianche per le centinaia di pellegrini, sopratutto evangelici e protestanti, che ogni giorno si tuffano in un'ansa del Giordano. Non mancano un ristorante e un enorme negozio di souvenir che vende di tutto, dalle croci in legno ai vini del Golan, fino ai prodotti del Mar Morto. Per chi vuole invece assaporare un pò di socialismo d'epoca, ecco il kibbutz Sha'ar Hagolan, dove si crede ancora nei principi egualitari e laici e dove i membri percepiscono budget mensili e non salari diversificati, come avviene altrove. Qui, i rabbini non possono mettere piede anche se, dopo interminabili discussioni, la guest house ha accettato di servire il cibo kosher. Tra palme, alberi di banano, eucalipti, misteriose e gigantesche piante provenienti dal Sudafrica, i visitatori pagano l'ospitalità e contribuiscono così al bene collettivo, senza spaccarsi la schiena a lavorare nei campi o a pulire i bagni, come si usava con gli ospiti di un tempo. Il turismo dei kibbutz si affianca e si mescola ai grandi flussi di pellegrini cristiani che, da tutto il mondo, rivivono la memoria della vita di Gesù, in un panorama per lo più ancora intatto. "Per i pellegrini cristiani è uno dei momenti più toccanti del viaggio in Terra Santa", dice ad ANSAmed mons.

Liberio Andreatta, vicepresidente e amministratore delegato dell'Opera Romana Pellegrinaggi. "Qui riconoscono i paesaggi descritti dal Vangelo. I campi di grano, le viti". Tra Cafarnao, il villaggio di Pietro, Tabga, dove avvenne il miracolo dei pani e dei pesci, o il monte delle Beatitudini, è tutto un susseguirsi di piccole baie, le cui spiagge hanno la forma di teatri naturali. Tra i luoghi meno battuti, sulla parte orientale del lago, gli archeologi israeliani hanno anche restaurato una suggestiva basilica cristiana del sesto secolo, costruita là dove - secondo i Vangeli - Gesù fece il suo primo miracolo tra i non ebrei, cioè nell'antico villaggio di Gharesa.

Qui, Cristo liberò un indemoniato da una legione di diavoli, trasferendoli in duemila porci che, impazziti, si gettarono e annegarono nel lago. (ANSAmed).

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