(di Domitilla Conte)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 7 MAR - Il 25 aprile, giorno in cui
l'Egitto celebra il ritiro di Israele dal Sinai nel 1982, il
loro 'Giorno della Liberazione', sarà inaugurata una nuova Rafah
egiziana, l'altra metà della martoriata omonima città
palestinese. L'iniziativa, solo apparentemente di scarsa
importanza per costo ed entità dei lavori, tocca in realtà
questioni quanto mai attuali con il conflitto di Gaza alle porte
e con l'Egitto che non perde giorno per ricordare a Israele i
confini fissati alla fine della guerra del 1967, anche ridando
vita ad insediamenti abitativi quasi abbandonati nella regione
di confine con la Striscia di Gaza e con Israele.
Nel dare notizia della cerimonia, il governatore del Nord
Sinai Abdel Fadil Shusha, ha rivelato che è "interesse della
leadership politica e di tutte le istituzioni statali lo
sviluppo e la ricostruzione del Sinai attraverso la
realizzazione di una serie di progetti, dando la priorità alla
cittadina più vicina al confine con Gaza, protagonista per
l'ennesima volta della storia della regione.
Rafah è divisa in due come l'italiana Gorizia, sebbene a
differenza di questa protetta al confine una zona cuscinetto di
14 chilometri. Ed è minacciata ora, nella parte palestinese, da
un'invasione di terra israeliana giudicata potenzialmente
catastrofica da quasi tutta la comunità internazionale.
Una storia martoriata, quella di Rafah, un'oasi nel deserto
ai limiti orientali del Sinai, il cui primo riferimento storico
risale a un'iscrizione su una stele egizia risalente al XIII
secolo avanti Cristo, riporta un interessante articolo di
Terrasanta.
Gli egizi la chiamavano Robihwa, Raphia i greci e i romani,
gli israeliani Rafiah e Rafah gli arabi. Un'importante battaglia
che vi ebbe luogo nel 217 a.C. tra egizi e seleucidi vide
prevalere gli asiatici ma portò comunque a una pace duratura
sancita dalle nozze tra i due eredi, ritenuti, fra l'altro,
antenati della regina Cleopatra.
Dopo un breve periodo di dominazione da parte di piccoli
regni israelitici di età ellenistica-romana, Rafiah fu inglobata
per sette secoli nell'Impero romano, poi riconquistata dagli
arabi. Passata dalle mani degli Omayyadi a quelle degli Abbasidi
e infine all'impero ottomano, divenne uno snodo importante nei
traffici tra Oriente e Occidente.
Fu sotto quest'ultimo nel 1906, che la sorte di Rafah cambiò
nuovamente. Con una linea tracciata su una carta, la città fu
tagliata a metà: da un lato venne accorpata all'Egitto,
protettorato dei britannici, e dall'altro alla Palestina
ottomana. Con il tracollo dell'impero ottomano e la rivolta
araba, Rafah fu riunificata sotto il controllo britannico nel
1917. Nel 1948, tuttavia, con il processo di nascita dello Stato
di Israele, e l'espulsione di circa 750 mila palestinesi dalle
loro terre storiche, la Rafah ex ottomana si trasformò in un
campo profughi, controllato dagli egiziani, i quali però
ripristinarono la divisione del 1906, stavolta tra palestinesi
ed egiziani.
In un nuovo rivolgimento della storia, arrivò la guerra del
1967, quando Israele sconfisse gli eserciti arabi e occupò i
territori palestinesi della Striscia di Gaza, della
Cisgiordania, di Gerusalemme est, oltre alle Alture del Golan
appartenenti alla Siria e la penisola del Sinai egiziana.
Gli abitanti di Rafah si trovarono riunificati sotto il
controllo militare israeliano, che si protrasse per 15 anni,
durante i quali il Canale di Suez segnò nei fatti la
demarcazione tra l'Egitto e i territori occupati da Israele. In
seguito ai negoziati di Camp David e al trattato di pace firmato
da Egitto e Israele nel marzo 1979, i militari e i coloni
israeliani si ritirarono dal Sinai nel 1982. In quel momento fu
ricostruito il confine di Rafah, grosso modo sulla linea
tracciata dal 1906.
Sempre nel 1982 fu aperto il valico di Rafah tra Egitto e la
Striscia di Gaza, controllato dagli israeliani, un passaggio
ufficiale e riconosciuto per entrare ed uscire dai territori
occupati. Nel 1994, l'anno successivo agli Accordi di Oslo,
Israele e Autorità palestinese trovarono un'intesa per gestire
congiuntamente il valico di Rafah.
Nel 2001, in occasione della Seconda intifada, Israele si
appropriò dell'intero controllo del posto di frontiera. Grazie
al primo ministro Ariel Sharon, fu poi deciso di porre fine
all'occupazione militare di Gaza e di costringere i coloni
israeliani ad abbandonare la Striscia. Nel 2005, il valico di
Rafah ritornò sotto il controllo congiunto di Israele e
dell'Autorità palestinese. Nel 2007, altro cambio. In quell'anno
Hamas vinse le elezioni politiche palestinesi e si impossessò
del potere nella Striscia: il posto di frontiera fu allora
affidato alla gestione egiziana da un lato e alle autorità del
movimento islamico palestinese dall'altro.
Dal 2014, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha
cominciato a demolire la Rafah egiziana, abitata da circa 78
mila persone. Quel centro urbano è diventato così una città
fantasma, come pure i paesini che lo circondavano mentre la
Rafah palestinese, da cui l'Egitto è oggi separato dalla zona
cuscinetto dell'Asse Filadelfia, continuava ad essere devastata
da conflitti interni, bombardamenti e attacchi israeliani. In
tutti questi anni il valico di frontiera è stato aperto ad
intermittenza fino al 7 ottobre 2023, data dell'inizio del nuovo
conflitto. Da allora è aperto giorno e notte al passaggio di
feriti, stranieri, organizzazioni di soccorso e aiuti per la
popolazione di Gaza sempre più allo stremo.
Mentre nella segnaletica stradale israeliana si è
riaffacciato il toponimo Rafiah. (ANSAmed).
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In Egitto nasce una nuova Rafah mentre si prega per Gaza
Case e infrastrutture, piani del Cairo per lo sviluppo del Sinai