(ANSAmed) - IL CAIRO, 25 GEN - Uscendo dalla fermata della
metro di Mar Girgis, al Cairo, si resta senza fiato: a
pochissimi metri si erge il Monastero di San Giorgio, la cui
parte più antica è datata 830 anni dopo Cristo. A fianco, la
cosiddetta 'Chiesa sospesa', del terzo secolo, e la Fortezza di
Babilonia, del 98 dopo Cristo. I turisti si affollano in questi
splendidi monumenti, ma subito dietro, pregevoli edifici storici
stanno andando in rovina, in mezzo a case fatiscenti, a pochi
metri dai binari.
Lo scorso 6 gennaio un centro d'arte egiziano situato nel
cuore del quartiere dei vasai del Cairo Vecchio, è stato
distrutto dai bulldozer per far posto a una superstrada. E non è
il primo, tanto che molte associazioni culturali attive nella
parte più antica della città hanno espresso preoccupazione per
la possibile distruzione di un patrimonio storico stratificato
tanto antico e patrimonio dell'Unesco. E per la candidatura a
direttore generale dell'Agenzia Onu per la Cultura dell'ex
ministro del Turismo e delle Antichità egiziano Khaled El-Enany,
che ha dato inizio allo sventramento.
L'ultimo a farne le spese è stato il centro d'arte Darb 1718,
chiamato così in ricordo delle 'rivolte del pane' del 17 e 18
gennaio 1977, distrutto in poche ore insieme al suo contenuto,
incluse alcune opere di un certo valore, per far posto
all'allargamento di una superstrada, denunciano alcune
prestigiose riviste d'arte, tra cui la francese Beaux arts.
Costituito da un edificio espositivo e da due laboratori di
formazione sulla ceramica e sull'artigianato, questa
istituzione, attiva da quindici anni, è stata rasa al suolo
"senza preavviso né indennizzo", precisano i responsabili.
"Darb 1718 era molto più che semplici mattoni e malta. Era un
paradiso per artisti di ogni tipo. Ha promosso la creatività, il
dialogo e la comunità all'interno delle sue mura. Ha coltivato
talenti emergenti e fornito una piattaforma affinché voci
affermate e nuove raggiungessero il mondo. La giustificazione di
questa demolizione, l'ampliamento di una strada, è semplicemente
inaccettabile". All'interno dell'edificio erano esposte, tra
l'altro, "opere di 150 artisti stranieri per un valore
milionario", ha lamentato sconvolto l'artista e attivista Moataz
Nasreddine, fondatore del locale. "Odiamo la nostra storia e il
nostro Vecchio Cairo, vogliamo una città che sia solo strade,
asfalto, ponti". E già a luglio aveva lanciato una petizione che
ha raccolto 16.000 firme.
Ma il Darb 1718 non è l'unica 'vittima' della
modernizzazione: nel 2020 migliaia di tombe nella Città dei
Morti, la più antica necropoli del mondo musulmano, anch'essa
iscritta tra i siti del patrimonio mondiale dell'Unesco, furono
distrutti nella capitale in nome del rilancio economico del
Paese, e il resto di Old Cairo è abbandonato al degrado.
Certo, il traffico al Cairo è pesantissimo, e altrettanto
l'inquinamento che ne deriva, e le nuove soluzioni viarie decise
dal governo di Al Sisi l'hanno significativamente alleggerito,
ma in molti casi a spese dell'aspetto, della memoria, della
stessa anima della città, unica nel suo genere e piena di
fascino. (ANSAmed).
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Ruspe spietate, Cairo antica rischia di sparire
Un centro d'arte raso al suolo per far posto a una superstrada