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Scalatori di palme in Algeria, un mestiere che scompare

Mancano le coperture assicurative e l'interesse dei giovani

Redazione Ansa

(di Hassen Houicha)

ALGERI - Le scatole di datteri algerini di alta qualità "Deglet Nour" vendute anche in Europa, America e altre parti del mondo, nascondono le difficili operazioni di raccolta manuale effettuate dagli "scalatori di palme", un mestiere che in Algeria sta scomparendo a causa di carenti coperture assicurative e scarse attrattive per i giovani.

Il Paese nordafricano è uno dei maggiori produttori mondiali di datteri. Le statistiche disponibili mostrano che l'Algeria è al quarto posto nel mondo con una produzione annua di quasi 2 milioni di tonnellate, dietro a Egitto, Arabia Saudita e Iran.

L'Algeria esporta più di 80 mila tonnellate di datteri verso varie destinazioni e il governo intende raggiungere vendite annuali all'estero di oltre 400 milioni di dollari entro il 2025.

Centinaia di migliaia di palme si estendono a perdita d'occhio in diverse province algerine, dalla regione delle oasi a nord del Sahara nelle provincie di Biskra, El Oued e Touggourt, fino a Ghardaïa e Ouargla nel mezzo del deserto. Le oasi algerine producono datteri di alta qualità noti come "Deglet Nour" che è diventato un marchio algerino registrato a livello internazionale. Il brand combina le parole "datteri" (deglet) e "luce" (nour) evocando la circostanza che, grazie alla loro ottima qualità, si possono intravedere i noccioli all'interno.

A partire da settembre, i datteri vengono generalmente raccolti con metodi manuali e pericolosi, arrampicandosi appunto su alte palme. A questi "scalatori" viene chiesto anche di impollinare le palme, cosa che avviene generalmente in primavera, tra marzo e fine maggio, con metodi anche in questo caso manuali.

Tuttavia, alcuni anni fa, professionisti e proprietari di piantagioni di datteri hanno lanciato l'allarme a causa di un forte calo del numero di scalatori di palme, una carenza che può compromettere sia le operazioni di impollinazione che quelle di raccolta.

In questo contesto Mohammed Ghoulam Atia, proprietario di palmeti nella provincia sud-orientale di Biskra, ha confermato ad ANSAmed che è diventato difficile trovare scalatori di palme, soprattutto negli ultimi dieci anni circa.

Atia ha sostenuto che gli interessi della generazione di oggi, soprattutto dei più giovani, sono cambiati e si concentrano maggiormente su "telefoni" cellulari, "vestiti, tagli di capelli" e simili.

Il coltivatore ha sottolineato che chi svolge questo lavoro è esposto ai disagi del sole, della pioggia, del vento o al rischio di cadute nella maggior parte dei casi senza alcuna copertura assicurativa e quindi l'interesse per questa professione è diminuito.

Atia ha spiegato di avere in diverse parti della provincia di Biskra, soprattutto nella famosa area di Tolga, circa 3.000 palme che spesso richiedono operazioni manuali.

Il processo di impollinazione "costa 2.000 dinari per palma" (13,6 euro), ha ricordato, e lui paga "circa 5.000 dinari per cinque ore di lavoro al momento del raccolto" (34 euro): una somma dunque relativamente ragguardevole a fronte di un salario minimo che in Algeria è equivalente a 136 euro al mese e a quello medio che oscilla tra i 270 e i 330 euro.

Eppure "negli ultimi dieci anni il numero di scalatori è diminuito in modo significativo" mentre "le varie operazioni che circondano l'albero benedetto" devono essere "svolte manualmente, dall'irrigazione all'impollinazione fino alla raccolta", ha sottolineato.

Atia ha concluso dicendo che "nonostante la mancanza di arrampicatori per l'impollinazione e la raccolta, la produzione dei frutteti" continua comunque ad essere esportata fra l'altro "in Francia, a Dubai e in diversi altri Paesi africani".

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