(ANSAmed) - NAPOLI, 25 OTT - "Il razzismo comincia a emergere
anche nei campionati giovanili, tra i ragazzini che giocano al
calcio. Per questo l'integrazione attraverso lo sport è
importante, perché giocando e allenandosi insieme le
discriminazioni scompaiono". Così Marco Proto, uno dei fondatori
della squadra interetnica di calcio Rfc Lions di Caserta,,
fondata nel 2011, racconta l'esperienza vissuta sul campo anche
attraverso il progetto "Sport Antenne", lanciato dall'Uisp in
collaborazione con l'Unar, l'ufficio nazionale
antidiscriminazioni razziali, finalizzato all'emersione e la
sensibilizzazione sulle discriminazioni razziali nello sport,
che ha coinvolto 13 comitati provinciali Uisp: Alessandria,
Bolzano, Caserta, Ferrara, Firenze, Giarre, Macerata, Matera,
Taranto, Terni, Torino, Trento e Vicenza.
Proto, nell'ambito della Fare Action Week organizzata in
tutta Europa, ha raccontato agli studenti dell'Università
Orientale di Napoli della professoressa Adele Del Guercio, come
si fa integrazione attraverso lo sport. "Abbiamo lavorato su due
binari - spiega - la sensibilizzare della popolazione
sull'inclusione e l'antirazzismo e la mediazione attraverso lo
sport su territori dove ci erano stati segnalati episodi di
razzismo particolarmente gravi". E purtroppo negli stadi non
mancano: i buuu razziali puniti in serie A sono all'ordine del
giorno sui campetti di provincia nei campionati minori.
"Accadono spessissimo insulti a sfondo razziale da parte di
gruppi di tifosi ma anche di giocatori in campo verso altri
giocatori - conferma Proto - ricordo una partita in cui tutta la
tifoseria ha insultato per 90' giocatori e supporter della
squadra che aveva giocatori immigrati. Una situazione davvero
pesante". I risultati del progetto antenne confermano l'allarme
sul razzismo visto che il 64% degli intervistati ha riconosciuto
la percezione del fenomeno discriminatorio sul proprio
territorio come "alta" o "molto alta", con un trend in crescita
rispetto al passare dei mesi del progetto.
Ma lo sport è anche un formidabile strumento di integrazione,
come spiega Proto: "Ha un ruolo importante nell'inclusione
sociale ad esempio di persone che sono in Italia da pochi mesi
ed entrano attraverso lo sport a far parte di un gruppo con
ragazzi italiani, con cui iniziano a fare amicizia, parlano
italiano e magari lo apprendono meglio nel contesto di una
squadra di calcio che in una scuola. Noi a Caserta al di là
delle partite e degli allenamenti organizziamo feste, iniziative
culturali a cui partecipano tutti i ragazzi". E un ruolo lo
sport ce l'ha anche per gli italiani: "Molti ragazzi - racconta
Proto - che si avvicinano alla Rfc Lions sono un po' diffidenti
all'inizio nei confronti dei migranti. Poi entrano in contatto
continuo con loro, si conoscono e capiscono di aver di fronte un
ragazzo come loro, della loro età, che ascolta la tua stessa
musica, ha le stesse passioni. E allora qualsiasi forma di
razzismo lascia spazio all'amicizia". (ANSAmed).
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Allarme razzismo? Arriva anche in sport giovanili
Squadra interetnica, ma il campo dopo poco cancella diffidenze