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Calcio e migranti, Uefa analizza contributo sociale sport

Esperienza federazioni nazionali su integrazione rifugiati

Redazione Ansa

NAPOLI - Le sfide che la crisi dei migranti pone allo sport e al mondo del calcio sono al centro della settimana 'Football for people' che la rete Fare (Football against racism in Europe) e l'Uefa stanno mettendo in campo in questi giorni in tutta Europa. 'Calcio e rifugiati - le sfide chiave', è il tema scelto per l'edizione 2018, per riflettere su come il calcio possa alleviare le difficoltà che stanno emergendo nel continente per l'ondata migratoria. "Alcuni Paesi sono più colpiti di altri - si legge nella guida stilata dalla rete Fare e dell'Uefa - ma in generale la migrazione forzata di milioni di persone in tutto il mondo ha suscitato un dibattito globale che coinvolge aspetti sociali, culturali, economici, politici e ambientali. Il calcio, come sport più popolare al mondo, ha un ruolo nella costruzione della società stessa ed è stato colpito da questa crisi ma allo stesso tempo ha il potenziale per alleviarla". L'Uefa e le federazioni nazionali, è emerso nel corso di una riunione del Gruppo di Studio della Federazione europea di calcio tenuto a Dublino, stanno lavorando duramente per affrontare questa crisi e sono in continuo contatto per scambiarsi buone pratiche. Proprio da quel seminario sono emersi i temi affrontati nel rapporto 'Football for refugees': 14 associazioni calcistiche nazionali hanno contribuito con le loro esperienze con i rifugiati e nella costruzione di una consapevolezza sociale generalizzata sul tema.
"Moltissimi rifugiati - afferma il presidente dell'Uefa Aleksander Ceferin sul sito della Confederazione - giocando al calcio hanno costruito nuove relazioni, in un ambiente del tutto nuovo e con persone che non conoscono. Lo scopo di questa selezione di esperienze fatta dall'Uefa è di ricordare a tutti noi i passi da fare e le precauzioni da prendere per rendere questo processo così antico della socializzazione attraverso lo sport più immediato, umano e efficiente. L'obiettivo è che i rifugiati, anche attraverso il calcio, possano prosperare nei nuovi Paesi che hanno raggiunto ed essere in grado di dare un duraturo e positivo contributo alle società in cui si sono immersi". L'importanza del calcio come mezzo per contribuire ad affrontare la crisi dei rifugiati è stata sottolineata anche da Piara Powar, direttore ssecutivo della Rete Fare: "Nonostante la natura molta complicata della sfida che stiamo affrontando - ha spiegato - è toccante vedere come il calcio è stato in grado di rispondere a molte delle sfide sociali in maniera efficace.
L'Europa sta cambiando e anche il calcio, dalle squadre agli allenatori, agli arbitri e ai tifosi, sentirà questi cambiamenti nei prossimi decenni. Siamo solo all'inizio".

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