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Ciclismo: Giro al via in Israele ricordando Gino Bartali

Tappe lanceranno piano su uso bici. 4.000 agenti per sicurezza

Redazione Ansa

NAPOLI - Parte domani da Gerusalemme, nel nome di Gino Bartali, la 101ma edizione del Giro d'Italia di ciclismo. Gli organizzatori hanno scelto Israele per portare per la prima volta la partenza dell'evento, con le prime tre tappe, fuori dall'Europa, prima che la carovana dei campioni dei pedali si trasferisca in Italia per il resto della competizione. Il ricordo di Bartali, grande campione del ciclismo internazionale tra gli anni '30 e '50, morto tre anni fa, ha segnato l'avvicinamento al via della corsa rosa: il suo nome è già inciso sul Muro d'Onore nel Giardino dei Giusti nel Memoriale del Yad Vashem a Gerusalemme, e ieri è stato reso cittadino onorario di Israele dalle autorità del Paese. Il presidente dello Yad Vashem, Avner Shalev, ha consegnato il certificato di cittadinanza commemorativa alla nipote del campione Gioia Bartali, alla presenza dell'Ambasciatore Italiano in Israele, Gianluigi Benedetti, e del Presidente Onorario del Comitato Grande Partenza Israele, Sylvan Adams.
Le tre tappe impegneranno i corridori nella prima con un circuito cittadino a Gerusalemme, poi in una tappa da Haifa a Tel Aviv e infine nella corsa da Beersheba a Eilat. L'evento ha richiesto un grande sforzo organizzativo non solo da parte dei responsabili del Giro d'Italia, ma anche dagli israeliani. Il ministro della Cultura e dello Sport, Miri Regev, lo ha definito il singolo evento sportivo più costoso della nostra storia: "Israele - ha detto in dichiarazioni riportate dal 'The Times of Israel' - mostrerà che non siamo forti solo nell'alta tecnologia ma anche nel partecipare al grande circo sportivo mondiale.
Chiediamo a tutti di venire a fare il tifo per i ciclisti, è un'opportunità unica per gli sportivi". Enorme lo sforo per la logistica di tutto quanto gira intorno alla corsa con 600 giornalisti accreditati e 70 troupe televisive, 1.200 persone per lo staff tecnico e 4.000 poliziotti che garantiranno la sicurezza nelle tappe. Le tappe israeliane sono state finanziate dal governo e dal miliardario canadese Sylvan Adams che ha già finanziato anche la costruzione di un velodromo a Tel Aviv inaugurato nei giorni scorsi. "Nel 1950 - ha raccontato l'uomo che vive ora in Israele - Amsterdam non aveva infrastrutture per i ciclisti poi hanno deciso di incoraggiare tutti ad usare la bici e ha creato le infrastrutture". Ora Adams vuole provare a lanciare l'uso della bici di massa anche in Israele. Un progetto appoggiato dal governo israeliano che, ha spiegato il ministro Regev, investirà 3,5 milioni di euro per favorire la circolazione in bicicletta nel Paese. 

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