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Spagna:la battaglia per diritti Lgtb resta fuori dagli stadi

Insulti e minacce omofobe sono la norma sui campi di calcio

Redazione Ansa

((di Paola Del Vecchio)

MADRID - Nella Spagna simbolo dei diritti Lgtb, il terzo paese al mondo ad approvare i matrimoni gay nel 2005, la tolleranza resta ancora fuori dei cancelli degli stadi. L'omofobia è onnipresente nel mondo del calcio, con minacce, insulti e azioni violente in campo, e nessun calciatore professionale si è finora azzardato a fare outing.
Una realtà ancora più evidente in questi giorni in cui Madrid ha ospitato il World Gay Pride, con la grande sfilata dell'Orgoglio Gay', alla quale per la prima volta hanno preso parte anche agenti di polizia e della guardia civile, che a gennaio hanno fondato il collettivo LgtbPol, in difesa della diversità sessuale nei corpi di sicurezza. Nello sport forse più democratico del mondo, che non conosce barriere e ideologie, l'omosessualità continua invece a essere un tabù. E il calcio un ridotto 'sacro' in un Paese dove, secondo uno studio realizzato da Delia Research, il 6,9% della popolazione è gay o lesbica. Una percentuale che sale all'8% secondo l'Osservatorio spagnolo contro la Lgtb fobia, che attribuisce la reticenza dei calciatori a 'uscire dall'armadio' alla paura di vedere pregiudicata la propria carriera o dell'abbandono da parte degli sponsor.
E' quanto ha sostenuto anche l'attaccante dell'Atletico di Madrid, Antoine Griezmann, in una recente intervista al magazine Icon: "Credo che nel calcio non sia abituale (l'outing, ndr.) perché noi facciamo i duri e i forti. E temiamo quello che si possa dire di noi". Nel 2016 il ministero spagnolo degli interni ha registrato 92 reati d'odio, che includevano gli atti omofobi commessi nelle strutture sportive. Gli insulti osceni e le minacce di morte sono all'ordine del giorno negli stadi iberici contro gli avversari, indipendentemente dall'orientamento sessuale, e non hanno risparmiato calciatori come Guti, Cristiano Ronaldo o l'ex tecnico del Barcellona F.C. attuale allenatore del Manchester City, Pep Guardiola. Ad aprile, l'Osservatorio contro la Lgbt fobia ha denunciato alla Commissione statale contro la Violenza nello Sport il F.C. Barcellona per gli insulti a 'Cristiano maricon', Cristiano frocio, lanciati dai tifosi blaugrana durante il minuto di silenzio in memoria di Johan Cruyff, nel 'clasico' di Liga contro il Real Madrid.
La Lega del Calcio professionale assicura di essere in prima linea contro le discriminazioni, avendo dichiarato da tempo 'tolleranza zero', come dimostrano le denunce per le offese e gli oltraggi 'machisti' presentate ogni fine settimana al Comitato di Competizione della Federcalcio spagnola (Rfef) e alla Commissione Antiviolenza. Ma i collettivi Lgtb segnalano i ritardi nell'approvazione di un'iniziativa parlamentare che includa in maniera specifica gay e lesbiche in una legge contro l'intolleranza nello sport.
Finora, manifestazioni di sensibilità e solidarietà per la causa Lgtb sono venute solo dal club madrileño del Rayo Vallecano, oggi in seconda divisione, che ha adottato una maglietta con una striscia di colori dell'arcobaleno.

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