(ANSAmed) - PARIGI, 10 MAR - "Lo sport francese in lutto".
Con questo laconico titolo, accompagnato dalle foto dei tre
campioni morti nei loro momenti di massima gioia, con le
medaglie olimpiche al collo, si apre l'homepage del quotidiano
sportivo L'Equipe, in una delle giornata più tragiche della
storia dello sport transalpino, che piange tre campioni tra i
più amati. Camille Muffat, giovane stella del nuoto, erede
designata dell'irruenta Laure Manadou, ma dal carattere ben più
pacato, aveva fatto scalpore l'estate scorsa quando, ad appena
25 anni, aveva deciso di lasciare lo sport agonistico. "Penso di
essere abbastanza curiosa per esplorare qualcos'altro - aveva
spiegato alla stampa - il corpo avrebbe potuto sopportare altri
10 anni, ma io sono padrona della mia vita". Una carriera breve,
ma dal ricco palmares: tre medaglie olimpiche a Londra 2012 (oro
sui 400 stile libero, argento sui 200 e bronzo con la staffetta
4x200), un titolo mondiale e tre titoli europei in vasca corta,
oltre a 17 titoli nazionali.
Alexis Vastine, ventotto anni, originario dell'Alta
Normandia, il "pugile maledetto" aveva commosso la Francia con
le sua lacrime dopo i quarti di finale del torneo olimpico di
Londra 2012, in cui era stato dichiarato sconfitto per una
decisione arbitrale discussa e discutibile. Per lui era la
seconda volta: anche a Pechino 2008 era stato protagonista di
un'eliminazione controversa, e si era dovuto accontentare di una
medaglia di bronzo. Vastine si era sempre detto determinato a
cercare riscatto a Rio de Janeiro, ma il corpo e la mente
faticavano a tenere il ritmo della sua ambizione: "Dopo Londra
aveva attraversato una depressione, e poi si era infortunato più
volte - ricorda un dirigente della federboxe francese - Alexis
faticava a rilanciare la sua carriera".
Florence Arthaud, pioniera della vela al femminile, "l'eterna
fidanzata dell'Atlantico" aveva fatto scalpore nel 1990 vincendo
la Route du Rhum, traversata in solitario dalla Francia
all'isola d'Oltremare della Guadalupa. Negli anni Novanta era
stata tra i protagonisti delle grandi sfide velistiche,
conquistando una nuova vittoria, con il team di Bruno Peyron,
alla Transpacifica del 1997. Nota per il suo parlare franco e
diretto, si era più volte lamentata dello scetticismo degli
sponsor "quando si tratta di affidare una grossa barca a una
donna", in particolare nel 2010, ventennale della sua storica
vittoria, quando gli armatori di un potente catamarano le
preferirono un velista maschio. Nel 2011 aveva rischiato la vita
al largo di Cap Corse, cadendo in mare in piena notte. Solo una
lampada frontale e un telefono cellulare impermeabile, con cui
allertò i soccorsi, le permisero di salvarsi.(ANSAmed).
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Argentina: sport francese piange i campioni scomparsi
La nuotatrice Muffat, il pugile Vastine e la velista Arthaud